Dati macro USA ed Eurozona: scenario stagflattivo?

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La pubblicazione dei PMI flash in USA e UK ha fornito in sintesi un’indicazione di sostanziale tenuta del manifatturiero, e di una marcata perdita di slancio dei servizi. In quest’ultimo caso S&P global segnala chiaramente che il calo è dovuto all'”impatto dell’inflazione sul consumer spending”, fattore che ha innescato timori sulla tenuta del ciclo macro

Timori che hanno trovato conferma nella pubblicazione del PIL USA, uscito sorprendentemente negativo nel Q1. La causa principale della contrazione è stato il canale estero (forte aumento del deficit commerciale) che ha sottratto oltre 3.2% di contributo. C’è stato anche un contributo negativo delle scorte, ma che è dovuto all’enorme accumulo del trimestre precedente. Infine, la crescita dei consumi è risultata sotto le attese per quanto positiva. Si può osservare che il dettaglio è quindi molto migliore del dato aggregato: domanda domestica in buon rialzo e consumi in accelerazione anche se sotto attese, come gli investimenti. Però è anche vero che il dato mostra una buona fetta di domanda che va all’estero e quindi viene “persa”. Se ora questa dovesse rallentare (come indicato dalle attese delle aziende), l’impatto del canale estero potrebbe ancor più appesantire il ciclo.

Inoltre, vi sono ancora scorte da smaltire, frutto di accumulo di ordinativi per anticipare problemi di consegne e cautelarsi dai rialzi dei prezzi.

Venendo all’Area Euro, l’inflazione di aprile ha fornito indicazioni miste, con un forte ridimensionamento di quella spagnola e la prosecuzione del rialzo (o accelerazione) di quella tedesca, francese e italiana. La caratteristica comune a tutti i dati è stato il rialzo della componente legata ai servizi, che ha infatti portato ad un netto incremento dell’indice core dell’Eurozona in aggregato. In sostanza, da un lato si attenua l’impatto dell’energia, mentre dall’altro si accentua il rialzo delle componenti turismo, ristorazione e hotel.

A questo si vanno ad aggiungere dati sul PIL del primo trimestre 2022 poco entusiasmanti: la Francia è in stagnazione (crescita del Q1 nulla), e se la Germania evita la recessione con una crescita di un paio di decimi, l’attività economica in Italia si contrae della stessa misura. Riassumendo: sul fronte inflazione emergono i primi segnali del raggiungimento di un picco negli USA e di un suo avvicinamento in Area Euro, con le componenti legate alle materie prime (industriali e energetiche) che si stanno stabilizzando. La crescita in rallentamento completa un quadro che presenta tutti i tratti tipici di uno scenario stagflattivo.

Notiamo anche che il prezzo dei noli relativi al trasporto di container merci si sta ridimensionando, possibile segnale a sua volta di rallentamento del commercio e della domanda su scala globale, alimentato sia dai problemi della Cina per i recenti lockdown che dall’impatto della guerra in Europa.