Il regista Pupi Avati riceverà il Premio alla Carriera nel corso della 70° edizione dei Premi David di Donatello
“Dopo 55 film, arrivo sempre un po’ in ritardo su tutte le cose nella mia vita. Prendere un premio da vivo è un grande risultato, vediamo per i prossimi premi se riuscirò ancora ad essere vivo – ha commentato a LaPresse – Non ho mai preso un Leone d’Oro, un Oscar, quindi penso di avere ancora gli anni sufficienti a vincere tutti questi premi a fine corsa”.
Ottantasei anni e uno sguardo sempre proiettato avanti per il regista bolognese che riceverà il riconoscimento mercoledì 7 maggio, nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1, condotta da Elena Sofia Ricci e Mika.
Quando ad Avati viene chiesto se abbia un film al quale è più affezionato, lui risponde: “Il prossimo che farò, ma non vi dico quale”.
“L’Accademia del Cinema Italiano è onorata di consegnare il David alla Carriera a Pupi Avati, talento poliedrico di regista, scrittore, sceneggiatore, musicista e produttore, in coppia inossidabile con il fratello Antonio – ha dichiarato la Presidente e Direttrice Artistica, Piera Detassis – Grande autore e affabulatore, ha raccontato il tempo perduto della provincia, con le sue pigrizie, le ferocie e gli spaventi, il soffio spaventoso dei mostri immaginati da ragazzo nelle campagne, ma anche la voglia di riscatto e lo slancio nell’inseguire i propri sogni.
Creatore indiscusso del gotico padano con “La casa delle finestre che ridono” fino ai recenti “Il signor Diavolo” e “L’orto americano”, Avati si immerge con incanto e magia nell’autobiografia emiliana e scava a tocchi leggeri, mai appariscenti, nell’inconscio piccolo borghese e rurale, traendo segnali di umanità dalle vite grigie, redente dalla poesia e dalla speranza, in un racconto a mosaico, collettivo, d’amicizia e famigliare, come avviene nei suoi tanti capolavori.
La sua speciale grazia d’autore tocca gli attori, esaltati in ruoli spesso sorprendenti, da Lino Capolicchio a Carlo Delle Piane, da Gianni Cavina a Silvio Orlando, da Diego Abatantuono a Renato Pozzetto, da Neri Marcorè ad Alba Rohrwacher ed Elena Sofia Ricci, fino a comporre una geografia di volti e umanità diversa, alla scoperta di un’Italia poetica e lontana dalle luci della ribalta”.



