L’intervento condiviso dalla Patron di Coca Cola e Sibeg (Società imbottigliamento) nonché Presidente di Confindustria della provincia etnea: “Fondamentale il dialogo governativo a ogni livello, bene le iniziative del nostro Presidente nazionale Orsini affinché sia evitata una escalation commerciale belligerante fra le due sponde dell’Atlantico, due realtà continentali strettamente interconnesse sui vari piani dei beni di consumo e delle filiere industriali intermedie”

Gli Stati Uniti d’America rappresentano, per la Sicilia, “un mercato di assoluto rilievo, con esportazioni che nel 2024 hanno sfiorato il miliardo di euro. Di questo valore, l’area provinciale di Catania contribuisce con circa 440 milioni di euro, pari a quasi il 60 per cento del totale del Sud-Est dell’Isola al netto del petrolio e degli idrocarburi”. Lo ha ribadito, più di recente, la Patron Maria Cristina Busi Ferruzzi, intervenendo sul capitolo delle tariffe doganali tuttora al centro di intensi negoziati al cardiopalma tra Washington e Bruxelles per spuntare esenzioni e riduzioni impositive per categorie strategiche di beni finali e strumentali e di materiali critici e strategici.
“Si tratta – ha spiegato Busi Ferruzzi – di un patrimonio produttivo costruito con fatica da centinaia di aziende attive in settori ad alta intensità tecnologica come l’elettronica, la chimica, la farmaceutica e la meccanica, senza dimenticare l’agroalimentare, che da solo vale oltre 51 milioni di euro sul mercato americano. Le minacce di nuovi pesantissimi dazi USA rischiano di colpire duramente le realtà manifatturiere catanesi, mettendo a repentaglio uno dei rapporti commerciali più fondanti per l’economia del nostro territorio”. Va precisato che “un ritorno al protezionismo, attraverso l’imposizione di dazi, rischia di compromettere anni di investimenti e di relazioni industriali, mettendo in crisi occupazione e competitività e un contesto produttivo basato su legami di complementarietà e di interdipendenza. Bene ha fatto pertanto il Presidente nazionale di Confindustria, Emanuele Orsini, a richiamare le Parti alla calma, ma ora servono risposte rapide e unitarie. L’Italia e l’Unione Europea devono agire con fermezza per scongiurare un’escalation commerciale che avrebbe effetti a catena su tutti i settori a più alto valore aggiunto”.

La leader confindustriale etnea formula ovviamente una doverosa precisazione: “Le nostre imprese non chiedono protezione, semplicemente auspicano condizioni di equità e di stabilità sui mercati internazionali. È in gioco la capacità di competizione e di resilienza del contesto produttivo siciliano espressione di un’economia sempre più orientata all’export. Non possiamo permetterci di perdere terreno su una piazza determinante come quella americana”.
Sul capitolo dei dazi è intervenuto nei giorni scorsi, nel contesto di una propria visita a Roma nella sede di palazzo Chigi, l’attuale Presidente della Regione autonoma Siciliana, nonché Presidente emerito del Senato della Repubblica, on. Renato Schifani, il quale ha svolto un colloquio molto ottimale con il Vicepremier e Ministro degli Esteri on. Antonio Tajani, confrontandosi sulle misure da assumere a tutela della continuità produttiva, occupazionale e commerciale delle aziende isolane più esposte alla “tempesta perfetta” delle barriere fiscali doganali.
Nel frattempo, prosegue a tutto campo il lavoro di Confindustria e di Busi Ferruzzi per attenuare quelli che si configurano come veri e propri balzelli interni all’Unione Europea, a partire dalla famigerata “Sugar tax” la cui entrata in vigore è stata fortunatamente rinviata grazie proprio alla costanza del nostro Vicepremier Tajani.


