Dazi, negoziati in salita. Confindustria: “Dazi al 30% insostenibili, export Usa si dimezzerebbe”

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Uno “scenario complicato” caratterizzato da “più incertezza e meno fiducia” e in cui “frenano export, consumi e investimenti”. E’ quanto stima il Centro Studi Confindustria nella congiuntura flash definendo i dazi Usa al 30% “insostenibili“.

“Gli ulteriori annunci sui dazi Usa – sottolinea il Csc – hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia: insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti. Notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona. L’industria italiana appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco”.

Secondo stime del Centro Studi Confindustria, con tariffe al 30% su tutti i prodotti e cambio euro-dollaro sui livelli attuali, l’export  italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli USA, al 6,0% dell’export totale e,  considerando anche le connessioni indirette, al 4,0% della produzione  manifatturiera. L’aumento dei dazi e la svalutazione del dollaro,  infatti, ridurrebbero la competitività di prezzo degli esportatori  europei rispetto sia ai produttori domestici USA che a quelli degli  altri paesi meno colpiti. L’impatto sarebbe amplificato  dall’incertezza nei rapporti transatlantici e dal rallentamento  dell’economia Usa. L’effetto stimato è di medio-lungo periodo, cioè  nel caso di dazi permanenti (e quando potrebbe aversi lo spostamento  di parti delle lavorazioni negli USA), perché molti prodotti italiani  di alta qualità sono poco sostituibili a breve, specie in grandi  quantità.