De Luca. Trent’anni al potere e due figli in campo

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Vincenzo De Luca ha due idiosincrasie conclamate: una nei confronti del Pd, l’altra di Napoli. Senza contare una palese acredine verso chi lo ostacola, lo critica, lo avversa

A farne le spese, ultimamente, è stato Roberto Andò, regista impegnato e direttore del teatro nazionale Mercadante a Napoli, reo di aver pubblicamente denunciato il taglio di 2 milioni di fondi Poc da parte della Regione con relativa sospensione della stagione estiva. Apriti cielo! De Luca l’ha bollato come «cafone», anzi «cafone a 18 carati». Rubinetti chiusi. Non che sia andata meglio a Stéphane Lissner, soprintendente del teatro San Carlo (altri 3 milioni e 800 mila euro tagliati).

Lo scrittore Antonio Scurati si è dimesso dalla fondazione Ravello perché al presidente non era gradita la presenza di Roberto Saviano. Insomma chi non “ringrazia la Regione” semplicemente viene escluso dai finanziamenti, che, invece puntualmente vanno a finire al teatro Verdi (di Salerno) e a Luci d’artista (sempre di Salerno).

Benvenuti a «Delucaland»

In Italia Vincenzo De Luca è Crozza. Il mito populista, che alberga in buona parte dell’elettorato, lo ha sempre premiato. Soprattutto nei giorni terribili della pandemia. Per tanti resta ancora l’amministratore capace, il simpatico battutista, il simbolo di una politica personalistica e autocratica, ma che funziona. Ebbene in Campania, soprattutto a Napoli, intellettuali, pezzi di società civile, stanno restituendo a De Luca il favore dell’acrimonia.

E così il presidente si sta sempre più rintanando nel suo fortino: Delucaland, alias Salerno. Piazza della Libertà è il luogo dove vuole essere seppellito, in via Porto, sede del Genio civile baricentrico tra il Municipio e il Crescent, ha il suo ufficio, da pochissimo si è trasferito dal popolare quartiere Carmine al centro, ma del funzionario comunista non ha perso un certo grigiore. In città, visti i risultati non proprio soddisfacenti del sindaco, Enzo Napoli, di stretta osservanza senza essere l’originale, c’è chi lo rimpiange.

E assicura che se si candidasse di nuovo sarebbe eletto a furor di popolo.