Debolezza persistente dell’euro

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Viene da chiedersi il motivo del protrarsi della debolezza dell’euro nei confronti del dollaro, nonostante il movimento del mercato in termini di attese di rialzo dei tassi da parte della Bce (e di conseguenza dei tassi nominali – vedi Bund – e reali) sia stato del tutto simile a quanto avvenuto in USA

 

Le motivazioni possono essere così riassunte in alcune considerazioni:

1) il mercato pensa che i rialzi dei tassi in Europa possano essere più dannosi dal punto di vista economico (l’inflazione europea è originata più da costi e meno da eccesso di domanda e quindi le politiche monetarie sono meno efficaci se non addirittura controproducenti velocizzando l’arrivo di una recessione in cui l’Europa probabilmente già si trova);

2) l’economia è più fragile e sottoposta a shock più rilevanti quali la guerra e la crisi energetica;

3) negli USA l’inflazione sembra dare segnali di prossimità del picco, mentre in Europa questo sembra ancora lontano con l’inflazione che crescerà da qui a fine anno sfiorando (come ormai molti analisti stimano) la doppia cifra.

Il mercato, quindi, comincia a ritenere che l’operato della FED produrrà una recessione più in là nel 2023: La Bce viene invece vista alzare i tassi proprio mentre l’economia si sta avviando ad entrarci.

Infine, in un mercato che sconta ampiamente un rischio di recessione generalizzata, avallata dalle BCs quale mezzo per riportare stabilità sui prezzi, il dollaro può contare sulla domanda di beni rifugio.  L’euro e le altre divise scontano invece il rischio che per le loro economie le politiche monetarie restrittive facciano danni maggiori.