Niente armi «offensive» all’Ucraina. E via libera solo a forniture «difensive». A proporre nelle ultime ore un vincolo tanto stringente è la Lega, per bocca del plenipotenziario salviniano al Copasir, Claudio Borghi. È lui a teorizzare la tagliola. Uno sgarbo a Kiev, che è poi anche segnale distensivo verso Vladimir Putin. Il pretesto è il prossimo decreto che garantisce per il 2026 copertura all’invio di materiale bellico all’Ucraina.
Il testo è ostaggio delle pretese leghiste. In queste stesse ore, tocca a Guido Crosetto provare a difendere la filosofia del provvedimento. Il titolare della Difesa fatica a comprendere il senso della pretesa.
E vuole evitare che il Carroccio sterilizzi gli aiuti, costringendo l’Italia a mandare segnali quasi ammiccanti verso Mosca.
Per lui, ad esempio, non ha molto senso distinguere tra armi offensive e difensive, perché quando si è sotto attacco nessuna arma può considerarsi offensiva: serve appunto a difendersi.
A chi gli domanda del pressing della Lega, risponde così: «Non capisco cosa significa che l’Ucraina non può vincere la guerra. Io, come sa benissimo Borghi che mi ascolta da tre anni al Copasir, ho sempre detto che per la Russia vincere significa occupare pezzi di un’altra nazione, per l’Ucraina vincere significa sopravvivere ed impedire a Putin di schiacciarla completamente».



