L’esame parlamentare del disegno di legge delega, per il riordino del sistema tributario nazionale, procede a tappe forzate in Senato in coordinamento con la necessità della sua approvazione entro questa settimana prima della lunga pausa estiva della “Camera alta” disposta dal presidente dell’aula di palazzo Madama, Ignazio La Russa
L’obiettivo è rinviare il testo, così come emendato dai Senatori, a Montecitorio che dovrà vararlo in via definitiva, e senza più alcuna modifica, al fine di consentirne la successiva trasmissione al Presidente Mattarella per la firma e la promulgazione, ossia l’entrata in vigore, nel corso del mese di agosto.
Sono diverse le novità introdotte nel corso dell’esame in commissione Finanze senatoriale: una delle più attese riguardava la norma della discordia, quella che sanciva la semplificazione, velocizzazione e soprattutto l’automazione del pignoramento dei conti correnti e di ogni altro rapporto finanziario in capo al contribuente debitore erariale.
La parola “automazione”, ebbene, è stata cancellata, per lasciare il posto alla più innocua informatizzazione delle procedure cautelari e conservative, che in ogni caso gli uffici di Agenzia delle entrate Riscossione – AdeR dovranno porre in atto nel pieno rispetto preventivo dei diritti e delle prerogative dei cittadini raggiunti da contestazioni in campo tributario.
Sarà compito del governo Meloni, adesso, trovare un bilanciamento fra le due opposte istanze, assicurando comunque la pariteticità nel contradditorio fra AdeR e contribuente e invertendo l’onere della prova che verrà posto a carico dell’agenzia del dicastero del MEF e non più del presunto debitore erariale. Il quale potrà altresì usufruire di un’altra ulteriore disposizione a favore, vale a dire la norma introdotta grazie a un emendamento dei gruppo di maggioranza di Fratelli d’Italia e nella quale, in caso di vittoria in primo grado di una causa giudiziale conclusa con l’assegnazione della ragione al contribuente, impedirà all’agenzia delle entrate, soccombente, di proporre ricorso in appello.
Se dunque il capitolo dei rischi connaturati alla prima versione del pignoramento dei conti correnti è stato disinnescato con la previsione di una limitazione agli eccessivi poteri discrezionali ed extra giudiziali (leggi, accertamento esecutivo) in capo alle autorità di AdeR, l’innesco sembra adesso spostarsi sul fronte, altrettanto insidioso, della riforma del sistema delle accise sui prodotti energetici e combustibili. Le linee guida del disegno di legge delega, che dovranno essere tradotte e specificate in un decreto legislativo entro i prossimi 24 mesi, fissano una serie di principi e criteri direttivi volti a conseguire una semplificazione e razionalizzazione di questa particolare fattispecie di tributo in quota fissa reso “popolare” dalla circostanza di essere la componente più pesante all’interno della struttura del prezzo finale della benzina e del gasolio per automobilisti e trasportatori.
Ebbene, tra questi principi e criteri vi sono quelli che indicano la necessità di utilizzare detta leva fiscale per disincentivare l’uso dei prodotti più inquinanti a tutto vantaggio di quelli ricavati da biomasse o altre risorse di tipo rinnovabile; parimenti, nel medesimo decreto attuativo verranno definiti i casi di revoca e cancellazione di quelle agevolazioni corrispondenti, ai sensi del diritto europeo, ai sussidi cosiddetti “ambientalmente dannosi”, inclusi gli sconti fiscali nei confronti del settore dell’autotrasporto.
Principi condivisibili, in linea di massima teorica, ma nei quali viene omessa l’indicazione vincolante, che sarebbe altrettanto opportuna, di fare coincidere un rischio di rincaro diretto o indiretto, a carico dell’utilizzatore o utente finale, con un dispositivo di leva fiscale che agevoli, secondo il principio della neutralità finanziaria e tecnologica, la possibilità per lo stesso contribuente di acquistare i congegni e i beni strumentali (dai motori ai sistemi di filtrazione alle vetture complete) occorrenti alla conversione delle emissioni inquinanti.
Diversamente, e soprattutto per le categorie di reddito con ISEE uguale o inferiore a 35.000 euro annui per nucleo familiare, diventerà impossibile fare fronte a simili cambiamenti paradigmatici, con la conclusione di doversi sobbarcare accise sempre più elevate in una fase che, proprio in questi giorni di vigilia del principale tradizionale ponte vacanziero dell’anno, vede i listini della benzina tornare ai valori più insostenibili già conosciuti undici anni fa durante il governo Monti o a inizio anno dopo la decisione di Giorgia Meloni di non prorogare gli sconti dell’ex Premier Mario Draghi.
L’auspicio è che, non volendo la maggioranza fare slittare l’approvazione della delega fiscale a dopo ferragosto, alla Camera il varo conclusivo del disegno di legge venga accompagnato da un ordine del giorno politico che impegni palazzo Chigi ad accompagnare il ridisegno delle accise con interventi a sostegno della spesa delle categorie con minore capacità reddituale per mettersi in regola sul piano dell’acquisto delle tecnologie e dei mezzi adeguati alla riduzione strutturale delle polveri inquinanti.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




