Depistaggi nel caso Cucchi: condannati due carabinieri, assolto il terzo

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Il maresciallo Giuseppe Perri è stato condannato a tre anni e sei mesi, mentre il capitano Prospero Fortunato, all’epoca comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria del Nucleo Radiomobile di Roma, dovrà scontare una pena di quattro anni. I due hanno scelto il rito abbreviato, una formula che consente lo sconto di un terzo della pena in cambio della rinuncia al dibattimento.

Più lieve invece la posizione di Maurizio Bertolino, maresciallo in servizio alla stazione di Tor Sapienza, che è stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo il giudice, non vi sarebbero elementi sufficienti per sostenere l’accusa nei suoi confronti.
Le accuse: depistaggio e falso ideologico

Le imputazioni contestate – a seconda dei ruoli – sono gravi: depistaggio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Un’accusa che affonda le radici nella lunga e tormentata inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini.
La requisitoria del pm: “Una saga durata 15 anni”

Durante la requisitoria, il pubblico ministero Giovanni Musarò ha parlato senza mezzi termini di una “attività ossessiva di depistaggio” iniziata nell’ottobre del 2009 e proseguita ininterrottamente fino al 2018. “In maniera inaudita – ha aggiunto – è andata avanti fino al 2021. Spero che questa sia l’ultima puntata di una saga durata 15 anni”.
Il contesto giudiziario del caso Cucchi

Il nuovo verdetto si inserisce in un complesso percorso giudiziario che ha visto diversi militari e funzionari coinvolti. Solo nel 2022, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a dodici anni per omicidio preterintenzionale nei confronti di due carabinieri ritenuti responsabili del pestaggio che portò alla morte di Cucchi. E nel maggio 2025 è arrivata anche la condanna a un anno e tre mesi per il colonnello Lorenzo Sabatino, in un altro processo parallelo per i depistaggi.
La reazione della famiglia Cucchi

Commovente, come sempre, la reazione della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi. Dopo aver seguito per anni le udienze e l’evoluzione del processo, ha commentato con parole semplici ma incisive: “Sta bene così. Quei carabinieri non potranno più indossare la divisa né fare carriera. È già molto”.
Le motivazioni attese e il significato della sentenza

Le motivazioni della sentenza emessa il 16 luglio saranno depositate nelle prossime settimane. Un ulteriore capitolo si chiude, ma il caso Cucchi continua a rappresentare uno dei simboli più dolorosi e significativi delle battaglie civili in Italia.