Il 4 febbraio del 2020 Amadeus (un professionista che conosce perfettamente show e scalette), in conferenza stampa a Sanremo, annunciava per quella sera “un video-messaggio emozionante di un signore che ha venduto nel mondo solo con l’album The Dark Side of the Moon 50 milioni di dischi, parliamo di Roger Waters, leader storico dei Pink Floyd”. Sono parole di Amadeus
Ebbene quel video-messaggio saltò. “Nessuna censura ma motivi di scaletta” spiegò la RAI. Il direttore di Rai1 Coletta riuscì a dire restando serio: “Ho pensato che avrebbe ritardato il monologo di Rula Jebreal, talmente intenso da non aver bisogno di alcuna introduzione”.
A Sanremo la “politica” c’è sempre stata. Prima, nonostante la palese censura RAI, era addirittura più scorretta. Nel 1989 Grillo diede della salma a Cossiga che in quel momento era Presidente della Repubblica. Ma Grillo aveva coraggio. Ad ogni modo a me non scandalizzano prese di posizioni politiche sul palco dell’Ariston.
Alcune sono nobili, altre sono ipocrite e conformiste (Benigni che elogia la Costituzione in un momento in cui i continui invii di armi a Kiev di fatto ne sono una violazione è una roba patetica). Quello che mi scandalizza è che si possa parlare di tutto tranne che del caso Assange o della questione palestinese. E il bello è che la censura RAI viene addirittura mascherata. Almeno un tempo era palese, oggi è solo pelosa. Siamo alla censura della censura che in realtà non fa altro che rafforzarla rendendola meno visibile.
Roger Waters, oltre ad essere un artista infinito, è da sempre un sostenitore dei diritti dei palestinesi e, oltretutto da diversi anni, si occupa della tragedia Assange. “Stanno assassinando Julian Assange”, “dov’è la stampa mainstream mentre Julian Assange, un giornalista come loro, viene assassinato?, “se Assange è un criminale allora lo sono anch’io”. Tutte prese di posizione di Waters, il cui video-messaggio saltò per la consueta pavidità dei vertici RAI, o meglio, per la natura stessa della RAI, ovvero un’azienda di “informazione” sotto il controllo del governo dunque dei potenti di turno.
Sull’Ariston, ripeto, si può (grazie a Dio) parlare di tutto ma non dei palestinesi o di chi li difende. Martoriati, assassinati, segregati, emarginati, scacciati, terremotati (pensate che decine e decine di rifugiati palestinesi sono morti nell’ultimo tragico terremoto in Turchia e Siria. Erano nei campi profughi). Oltretutto dimenticati. Perché per il mainstream Sanremo è Sanremo ma i palestinesi non sono niente.



