“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”

0
6

Oggi, la scena si è spostata a Palazzo Chigi, ma la morale resta la stessa: Giorgia Meloni non va a Londra alla riunione dei “volenterosi” – i leader europei che ancora credono in un’Unione capace di agire, non solo di esistere – e accoglie a Roma Viktor Orbán, il campione dell’Europa che si chiude, che censura, che diffida di tutto ciò che somiglia alla libertà.

È un po’ come dire di non avere tempo per un convegno sulla solidarietà e poi farsi vedere a cena con chi ha fatto del muro la propria filosofia di vita. Non è un incidente di percorso, è una scelta di campo. E per chiarire ulteriormente da che parte sta, Meloni si è pure detta contraria all’eliminazione del diritto di veto, quella regola assurda che consente a un solo paese di bloccare tutti gli altri. È il superpotere dei piccoli autocrati d’Europa, la cintura di sicurezza di chi teme un’Unione che funzioni davvero. In altre parole: niente riforme, niente anima, niente coraggio.

Perché una vera Europa, coesa e solidale, metterebbe in difficoltà proprio lei e il suo alleato di giornata, Orbán, che dell’Unione amano solo i fondi, non i principi. Così, mentre a Bruxelles si prova a costruire un’Europa capace di decidere, a Roma si recita la commedia della sovranità: patriottica in pubblico, dipendente in privato. Non servono grandi analisi geopolitiche. Basta il proverbio di una volta: dimmi con chi vai, e ti dirò chi non diventerai mai.