Giorgia Meloni punta a presentarsi al vertice dei capi di Stato e di governo UE del 20 ottobre già da Premier insediata dell’Italia
Bollette restituite al mittente, in molti casi addirittura date alle fiamme di fronte alle sedi di Enel e società energetiche municipalizzate in varie regioni d’Italia. Sullo sfondo, il rischio che a bussare alle porte di famiglie e imprese insolventi siano gli agenti esattoriali o gli ufficiali per il distacco delle utenze di luce e gas.
I provvedimenti del Governo Draghi, presumibilmente non per cattiva o deficitaria volontà del Premier uscente ma per obiettivi limiti di agibilità politica dello stesso, sono a oggi intervenuti soltanto per coprire il disagio delle categorie di utenti più marginali e a basso o bassissimo consumo di energia.
Tutte le altre fasce sono rimaste in pratica scoperte di fronte a una spinta rialzista che l’autorità di vigilanza ARERA ha potuto contenere sulla base di strumenti normativi spuntati; spuntati e, verrebbe da dire, non appieno utilizzati, se si considera che la separazione tra il prezzo del gas e il prezzo dell’elettricità da fonti alternative e rinnovabili si potrebbe decidere in via amministrativa senza dover attendere l’insediamento del governo di destra centro di Giorgia Meloni soggetto al decorso delle procedure costituzionali di ufficializzazione del Parlamento scaturito dal voto politico dello scorso 25 settembre.
L’Italia sta attraversando una fase surreale in cui le consultazioni per la formazione del futuro Esecutivo di palazzo Chigi precedono l’inaugurazione della nuova legislatura di Camera e Senato ai nastri di partenza dal 13 ottobre. Per quella data, che dovrebbe coincidere con l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento in successione agli attuali Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, la leader di fratelli d’Italia conta di presentarsi al Quirinale per poter ricevere dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, una investitura sulla base di una lista di Ministri già ben definita per poter procedere a successive consultazioni rapidissime che siano soltanto una mera formalità e portino al giuramento della compagine governativa in maniera utile perché sia Giorgia Meloni a partecipare al summit di Bruxelles che dovrà decidere gli interventi per contenere l’onere delle tariffe energetiche.
Onere fin d’ora insostenibile per la maggioranza degli Italiani che stanno ricevendo le fatture per il pagamento, che in sempre più casi non avverrà, dei servizi di illuminazione e riscaldamento a livello condominiale e domestico, così come per il funzionamento di attività aziendali costrette fin da adesso a lavorare a singhiozzo, con turni rivisti nelle fasce orarie a più basso consumo, o a sospendere del tutto i processi lavorativi per mancanza di materie prime (si pensi alla anidride carbonica per il beverage) o per l’insufficienza, che rischia di diventare strutturale, del capitale circolante.
Per ricostituire quest’ultimo, non saranno sufficienti gli interventi del decreto aiuti ter, eredità del governo Draghi, volti ad aumentare le garanzie pubbliche per le aziende costrette ad attivare finanziamenti bancari per il pagamento dell’energia.
Sono diverse le ipotesi sui contenuti che potrebbe assumere la quarta edizione del decreto sui sostegni economici e sociali, che sarà l’atto di esordio di Meloni da primo Presidente donna del Consiglio dei ministri in Italia: fonti accreditate indicano come probabile una moratoria di un semestre, utile a coprire la stagione invernale e a consentire che i mancati pagamenti delle bollette non siano seguiti dal distacco dei contatori a danno dei debitori domestici e aziendali.
A livello europeo, la fissazione di un tetto massimo al prezzo del gas appare un obiettivo non alla portata dei decisori di Bruxelles, internamente divisi per effetto del veto olandese – poiché nei Paesi Bassi ha sede il mercato virtuale sulle quotazioni del metano – e delle resistenze di una Germania intenzionata a fronteggiare l’emergenza con gli strumenti interni del proprio bilancio statale anziché con quelli di una solidarietà mutualistica sul modello della gestione pandemica del 2020.
La mutualizzazione, va ricordato, è il solo strumento che possa permettere a Paesi fortemente indebitati come l’Italia di attuare un ulteriore scostamento nei conti pubblici, necessario a evitare fallimenti aziendali e tensioni sociali a catena, senza dover subire la speculazione dei mercati finanziari sui rendimenti dei titoli del debito pubblico.
Ecco, allora, che la moratoria potrebbe essere la soluzione in grado di mettere d’accordo tutti, nei palazzi di Roma così come in quelli della UE, nelle secche di un negoziato che sarà lungo e complicato, reso più difficile dal conclamato azzeramento dei flussi di gas dalla Russia e dall’atteggiamento non solidale della Norvegia, divenuta nel frattempo il primo fornitore dell’Unione Europea e nei confronti della quale – così come nei confronti degli Stati Uniti d’America per quanto riguarda il gas naturale liquido che richiede l’aumento del numero di rigassificatori attivi – il famoso price cap dovrebbe a questo punto trovare una piena applicazione.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




