DISFIDA DELLE TASSE, SCHLEIN LE CANTA ALLA MELONI. E PURE I SINDACI DEL NORD INSORGONO

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La Premier garantisce che i balzelli fiscali caleranno, la leader PD precisa che sarebbero in aumento già da tempo

Nel frattempo si accende il fuoco amico nei confronti del Ministro Giorgetti, da parte dei sindaci di centrodestra: no a ulteriori tagli ai trasferimenti da Roma

Nonostante le divisioni laceranti nello schieramento delle opposizioni parlamentari, che vedono sfumare il sogno della grossa coalizione per sfilare Umbria e Liguria all’attuale maggioranza governativa – sebbene i giochi rimangano aperti sui decimali di punti di divario fra i candidati alla presidenza delle relative Regioni, soprattutto in terra ligure -, il centrosinistra extralarge su un tema appare compatto: con Meloni le tasse non sono calate, e a certificarlo è pure l’ISTAT, oltre a tutta una serie di normative che hanno aumentato l’imposizione sui prodotti per l’infanzia, hanno ridotto le detrazioni fiscali e determineranno l’aumento delle accise, per quanto bilanciato e ponderato, sui carburanti.

La differenza, secondo la leader democratica Elly Schlein, salita più di recente sul palco come rapper e non come comiziante, è che la Presidente del Consiglio in carica aumenta o fa aumentare il carico tributario, specialmente quello indiretto, ma non lo dice. Una sorta di riedizione dei Dicasteri dell’economia e delle finanze diretti da Giulio Tremonti, ex berlusconiano transitato in Fratelli d’Italia e talmente amato dagli elettori medi del Nord – a lui si deve quel “mostro giuridico” chiamato accertamento esecutivo sui contribuenti – da avere perduto nello scontro frontale in Lombardia nel collegio nominale che lo vedeva opposto al bocconiano “boniniano” Della Vedova.

Il piano strutturale di bilancio, presentato dal ministro Giorgetti con il tacito avallo della massima inquilina di palazzo Chigi, ha trovato fin da subito la contrarietà delle sinistre e la perplessità degli alleati di governo: dalla stessa lega, cui Giorgetti appartiene, che con Salvini vorrebbe escludere la parola “sacrifici” dal vocabolario della maggioranza ministeriale, fino a Forza Italia che contesta perfino la revisione degli estimi catastali sugli immobili ristrutturati con il pur contestatissimo super eco bonus di Conte sebbene accusato di avere sottratto oltre un milione di alloggi popolari pubblici per facilitare la ristrutturazione del patrimonio residenziale altolocato.

Se in un primo tempo appariva evidente l’intento di bilanciare l’inevitabile aumento dell’imposizione indiretta con la decrescita di quella indiretta, tramite l’accorpamento al ribasso delle aliquote intermedie e mediane dell’IRPEF, ora sembra chiaro a tutti, e alla coalizione maggioritaria in primis, che questa operazione di “vasi comunicanti” non basta più, e il saldo per le categorie capienti della “middle class” potrebbe addirittura diventare negativo se dovesse passare la linea di Giorgetti di rendere cogenti, con le buone o con le cattive maniere nei confronti di sindaci e governatori regionali (non solo e non tanto dei colleghi Ministri), i tagli, selettivi o in alternativa lineari con l’intelligenza artificiale, ai budget dei rispettivi enti amministrati.

Uno scenario che terrorizza, e giustamente, i medesimi primi cittadini dell’area del centrodestra, come l’autorevole sindaco leghista Canelli alla guida della strategica municipalità piemontese di Novara, il quale ha ammonito il “fuoco amico” del titolare del dicastero del MEF che la richiesta romana di ulteriori decurtazioni ai bilanci dei territori avrebbe come innegabile effetto quello di colpire i servizi ai cittadini, già resi nella media più ridotti e onerosi, o di agire sulle classiche addizionali locali d’imposta su quei tributi che non calano abbastanza al centro. Un copione stantio, già letto e visto nella pratica.

Dir politico Alessandro Zorgniotti