DL “BLOCCA RINCARI”, CETO MEDIO RIMANE ESCLUSO

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Il decreto del Governo Meloni di fatto perpetua il cronico e atavico vezzo pauperista di tutti gli Esecutivi di qualsiasi colore politico, consistente nel concentrare gli scarsi aiuti a disposizione su classi reddituali patrimoniali di livello eccessivamente modesto, di fatto addossando allo scaglione fra i 25.000 e i 35.000 euro annui gran parte dell’onere necessario alla copertura degli interventi

Sembra così tramontata quasi del tutto l’idea di una destra sociale meritocratica che avrebbe come prima e primaria missione quella di prevenire i rischi di scivolamento verso il basso delle categorie di livello appena più agosto, favorendo al contrario le condizioni affinché chi versa in condizione di povertà relativa possa elevarsi e uscire dallo stato di fabbisogno.

La proroga dei bonus energetici reca infine il peccato originale di una sorta di demonizzazione o criminalizzazione dei nuclei familiari senza figli o formati da una persona sola, magari perché pensionato vedovo o genitore separato. Per essi, nessun sostegno viene previsto per fare fronte a quello che sarà il secondo inverno più difficile della storia della Repubblica dallo shock energetico degli anni Sessanta del Novecento a oggi.

Meritorio risulta essere, viceversa, il provvedimento relativo all’estensione, a favore di 5000 studenti, del sostegno delle borse di studio in misura tale da ricomprendere la totalità degli elenchi dei beneficiari così come stilati dagli enti regionali per il diritto allo studio universitario.

Infine vi è un intervento che ha diviso sia la maggioranza dalle opposizioni, ma ciò non è una novità, sia le vedute all’interno della stessa coalizione governativa di Giorgia Meloni sul tema dei cosiddetti mini condoni: sparito per il momento dai radar quello edilizio architettonico, in Consiglio dei Ministri si è dunque optato per una sanatoria, temporalmente circoscritta e decorrente dal primo gennaio del 2022, su scontrini, fatture e ricevute fiscali, la cui omissione totale o parziale dal registro dei corrispettivi potrà essere sanata in via definitiva per il tramite del ravvedimento operoso.

Si tratta di una soluzione volta – nelle intenzioni del legislatore d’urgenza – a semplificare il rapporto tra fisco e contribuente e a smaltire almeno in parte il cumulo dei contenziosi arretrati a partire da quelli non ancora accertati dall’agenzia delle entrate. Secondo le prime stime messe a disposizione da palazzo Chigi nella relazione di accompagnamento al decreto, detta norma verrebbe incontro alle esigenze di salvataggio di almeno 50.000 esercizi commerciali.

Nel complesso, il decreto sociale del governo Meloni, primo passo doveroso verso una legge di stabilità finanziaria che sarà molto difficile fare quadrare sul piano algebrico e dei saldi, mobilita risorse per un totale di un miliardo 300 milioni di euro. A conferma di quanto da più parti si argomenta, ossia che i tesoretti sono del tutto finiti. E a finire in bolletta stavolta rischia di essere il programma elettorale premiato un anno fa dagli elettori e celebrato non meno di un giorno fa dagli eletti oggi maggioranza.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI