Saremo nelle piazze di tante città italiane, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid, a far valere le ragioni del SÌ al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Sarà un’occasione per confrontarsi e fare quella corretta informazione di cui c’è grande bisogno a causa della campagna di fake news rilanciate quotidianamente da chi mira a conservare poltrone e privilegi.
È importante prima di tutto ribadire l’importanza di andare alle urne e di esercitare il proprio diritto, e dovere, al voto. Questa riforma ha già visto l’approvazione del Parlamento a larga maggioranza e il risparmio che arriverà dal taglio -100 milioni di euro l’anno, fino ad un 1 miliardo in dieci anni- è solo un aspetto di una questa riforma, il cui obiettivo principale è l’efficienza. 345 parlamentari in meno significano infatti un Parlamento più snello ed efficiente: migliorare l’efficacia e la produttività significa anche migliorare le risposte che diamo ai cittadini e al Paese.
Tra le falsità che circolano c’è l’argomento della rappresentatività. La verità è che questa vittoria del SÌ consentirebbe di allineare il numero di componenti delle Camere elettive a quello delle altre democrazie evolute, rendendo così le istituzioni rappresentative più efficienti e i parlamentari più responsabilizzati verso i cittadini e il territorio.
Ho anche sentito dire da alcuni di quelli che sono contrari al referendum che “Basterebbe ridurre gli stipendi”: si tratta degli stessi che negli ultimi 40 anni gli stipendi non se li sono mai tagliati ma, anzi, se li sono perfino aumentati. Si tratta degli stessi che fin dal primo giorno in cui siamo entrati nelle istituzioni ci attaccavano e disprezzavano: nel frattempo noi ci tagliavamo le indennità restituendole allo Stato, insieme alle diarie e ai rimborsi non spesi, per destinarli a iniziative utili per i cittadini. Mentre il MoVimento 5 Stelle restituiva oltre 110 oltre milioni di euro, loro zero.
Il SÌ deve vincere anche per questo e perché è il primo tassello di una stagione di riforme di cui nel nostro Paese si parla da decenni, ma che nessuno aveva la forza e la volontà di realizzare.
Per cambiare ci vuole coraggio. E allora coraggio, il 20 e 21 settembre andiamo a votare SÌ.



