Un Papa che ha compiuto una ‘storica evoluzione’ su temi come quelli di mafie e corruzione e che nella Chiesa, dopo decenni di solo impegno su questioni etiche o di morale sessuale, ha guardato anche alla questione sociale, facendola diventare ‘predominante’
Ma un percorso, quello avviato da Francesco, ancora da trasformare,per tanti aspetti, in passi ‘concreti, non che annuncino senza poi realizzare con capacità’. Questo il bilancio dei dieci anni di pontificato di Papa Francesco e delle prospettive future, secondo don Luigi Ciotti, il fondatore della Comunità Abele di Torino e di Libera, da sempre paladino dell’antimafia e della lotta a corruzione e mafie che askanwes ha intervistato.
D. Tra le prime uscite di Papa Francesco, il 21 marzo 2014, a meno di un anno dalla sua elezione, ci fu quella con lei nella Chiesa di San Gregorio VII a Roma, in occasione della ‘Giornata della memoria e dell’impegno promossa da Libera. Che ricordo e che impressioni ne conserva? CIOTTI – ‘Un ricordo indimenticabile e la concreta sensazione di una storica evoluzione nell’azione della Chiesa Cattolica al massimo livello istituzionale su mafie e corruzione. In quel gesto c’era l’impegno reale, concreto, visibile, stabile, storico della Chiesa Cattolica contro le mafie e la corruzione.
Nel riconoscimento di Papa Francesco all’azione di Libera attraverso l’incontro con le vittime ho letto l’intenzione di questo pontificato di avviare un percorso istituzionale, pastorale, dottrinale, giuridico, e per questo storico, riguardo a questi argomenti. Giovanni Paolo II nella valle dei Templi, Benedetto XVI a Palermo, e poi soprattutto Papa Francesco ha molto parlato di questi veri e propri cancri del nostro tempo, che si estendono a livello planetario. Un’azione della Santa Sede su questo sarebbe un fatto radicalmente storico.
Speriamo che il lavoro compiuto negli scorsi anni, proprio in Vaticano, arrivi al Pontefice e abbia un seguito. Attualmente siamo fermi. Papa Francesco ha impresso una radicale svolta nella storia della Chiesa, in questo ricorda Giovanni XXIII. Le resistenze a tutti i livelli sono pertanto comprensibili, ma non per questo occorre rinunciare a superarle.



