Putin annuncia che non è in procinto di incontrare Trump perché gli accordi sono in alto mare. La strategia di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia è fallita. La Russia non è sconfitta e l’Ucraina è semidistrutta. La Casa Bianca, che valuta i fatti in modo freddo e distaccato, ha una certezza: se continuerà a questo ritmo, l’Ucraina collasserà. Perché Guido Crosetto e la grande stampa italiana non lo capiscono? La risposta è semplice: perché Crosetto non vede la guerra nella sua complessità.
Nella sua intervista ad Atreju, Crosetto ha spiegato che la Russia avanza lentamente in Donbass.
I problemi di Crosetto sono due e sono enormi. Il primo problema di Crosetto è che non dispone di un criterio di riferimento oggettivo per valutare il passo con cui i russi conquistano le roccaforti in Donbass. Crosetto non può garantire che l’esercito americano, combattendo contro gli ucraini in Donbass armati dalla Russia e da 31 Paesi della Nato, avanzerebbe più velocemente dei russi. Proverò a chiarire la questione con una domanda: se gli ucraini combattessero contro l’esercito americano in Donbass, godendo del sostegno della Russia e di 31 Paesi della Nato, Trump avanzerebbe rapidamente? Gli americani, da soli, avrebbero conquistato tutta l’Ucraina in tre giorni? Potremmo rivolgere questa domanda, rispettosamente, al capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, oppure, al capo di Stato maggiore dell’esercito, Carmine Masiello o magari al colonnello Dario Paduano, comandante della Folgore.
Il secondo problema di Crosetto è che non vede la complessità della guerra, quindi non coglie le interconnessioni sul campo di battaglia. Crosetto pensa che i russi avanzino lentamente in Donbass. Ne è assolutamente certo. Ma il mondo non è l’insieme delle singole cose: è la totalità dei fatti. Quando Crosetto parla del Donbass, si concentra soltanto sul Donbass; osserva il Donbass; vede il Donbass; guarda il Donbass, commenta ciò che accade in Donbass.
Crosetto non si rende conto che, mentre i russi armeggiano in Donbass, bombardano le infrastrutture vitali dell’Ucraina. Se i russi impiegheranno tre anni per prendere Kramatorsk, l’Ucraina sarà bombardata per tre anni. Putin sta accerchiando le roccaforti per risparmiare il maggior numero possibile di soldati russi. Soprattutto, Putin attende il collasso progressivo delle infrastrutture dell’Ucraina.
Crosetto vede il singolo fatto: il fante russo che avanza. Il problema è che i fatti sono almeno quattro: 1) il singolo fante russo che avanza; 2) Putin che bombarda l’infrastruttura dell’Ucraina; 3) l’Europa che non ha soldi; 4) gli Stati Uniti che non danno armi. Putin non ha fretta. E si vede in tutto quel che dice e che fa. A questo punto, siamo pronti per il ragionamento controintuitivo che è sempre un ragionamento contro il senso comune: è un bene che l’Ucraina resista il più a lungo possibile in Donbass? Secondo quanto affermato da Kaja Kallas nel suo discorso del 22 gennaio 2025, è un gran bene ed è un vanto per la Nato. Anche Giorgia Meloni e Crosetto ritengono che sia un bene, proprio come il Corriere della Sera. Il problema è che più gli ucraini resistono in Donbass, più Putin bombarda ciò che c’è dietro: Kiev, Odessa e chi più ne ha, più ne metta. Ecco il paradosso temuto da Trump: un bel giorno, mentre il fronte resiste, le retrovie collassano. Crosetto esulterà: “Gli ucraini resistono in Donbass!”.
Alessandro Orsini



