DOPO L’OMICIDIO NON C’È PIÙ NULLA!

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Quando un uomo uccide la madre dei suoi figli, non muore solo una donna.
Crolla un intero mondo.

I figli restano orfani di madre e segnati a vita dal gesto del padre.
La famiglia resta senza respiro.
Gli amici non trovano le parole.
La comunità guarda, si indigna per un giorno, e poi volta pagina.
Ma chi resta, resta devastato.
E chi lavora ogni giorno in ascolto , come me ,lo sente sulla pelle.

Io non ascolto solo storie.
Io raccolgo urla soffocate.
Io vedo negli occhi di queste donne la paura di non vedere l’alba.
E ogni volta che una muore, non posso fare finta di niente.

Le istituzioni parlano. Ma spesso tacciono quando serve agire.
La giustizia è lenta.
La protezione è debole.
La società è distratta.
E nel frattempo, queste donne vivono sotto ricatto. Sotto minaccia. Sotto controllo.

Molte di loro pensano che se riusciranno a separarsi, sarà finita. Ma non è così. Per certi uomini, la separazione è solo l’inizio. È lì che decidono di “dare la lezione definitiva”.

E allora la seguono.
Aspettano il momento.
La guardano da lontano.
E un giorno, la uccidono.
In strada. Davanti a tutti. Come se fosse normale. Come se fosse un diritto.
Perché pensano che se lei li ha lasciati, allora può pagare. Con la vita.

E noi, come società, dove siamo?

Io non ci sto a fare la cronaca del giorno dopo.
Non ci sto a parlare di “lite familiare”.
Non ci sto a piangere una vittima e dimenticarla il giorno dopo.

Ogni donna uccisa era una vita intera. Un mondo. Un cuore che batteva.
E ora non c’è più.
E noi non possiamo accettarlo.
Io non lo accetto.

Klarida Rrapaj Psicologa, Criminologa, Vittimologa