Mentre abbiamo conquistato le prime pagine dei più importanti giornali e mass media mondiali per il fatto di avere innescato una crisi in piena estate, sullo sfondo di una inedita emergenza climatica e di una guerra russo ucraina di cui paghiamo un alto prezzo indiretto in termini speculativi, e mentre già si parla di chi potrà vincere, perdere o diventare il nuovo Premier, diamo un’occhiata alla bussola della nostra Costituzione
La quale ci aiuta a orientarci su quello che, al netto del responso democratico delle urne di fine settembre, capiterà prima, durante… e anche dopo.
Sul piano del rigore formale, infatti, deve essere puntualizzato quanto segue: ai sensi della legge fondamentale della nostra Repubblica, per effetto dei termini temporali in essa fissati e delle necessità logistiche, a seguito delle elezioni anticipate del 25 settembre, le nuove Camere non potranno riunirsi prima del 13 ottobre, per la proclamazione degli eletti e la votazione delle presidenze di Montecitorio e palazzo Madama.
In base all’ordine dei risultati che le urne avranno assegnato alle liste e alle coalizioni, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella assegnerà l’incarico di formare il prossimo Governo alla figura che egli valuterà come la più idonea a radunare una maggioranza non solo aritmetica ma altresì, e soprattutto sperabilmente, politica e programmatica, e a presentare un elenco di ministri.
Per intanto, che accadrà? Nessun vuoto di potere: Mario Draghi, come Presidente del Consiglio, rimarrà in carica con l’attuale compagine di ex unità nazionale per la gestione degli affari correnti almeno fino alla conclusione del mese di ottobre.
A dirlo non è una previsione fondata su qualche cabala di partito: è la stessa carta costituzionale unitamente ai regolamenti procedurali e alle regole di buon senso tenuto conto degli obblighi e delle fasi progressive che devono essere in maniera ineludibile affrontate sulla base del principio per cui in democrazia la forma assume carattere sostanziale.
È lecito attendersi, di conseguenza, che il Premier uscente Mario Draghi, in rispondenza al def, il documento di economia e finanza già varato dal ministro Daniele Franco, lascerà in eredità al proprio successore un disegno di legge di stabilità finanziaria il quale, comunque sia, sarà in parte significativa vincolato all’esecuzione delle riforme prescritte per continuare a ricevere dall’Unione Europea i fondi del Pnrr. Il che risponde a una direttiva precisa con cui Mattarella, nell’accettare le dimissioni di Draghi e nel decretare lo scioglimento delle Camere, ha inteso delimitare il concetto di affari correnti: impedire che l’Italia perda le prossime tranche di finanziamenti che per essere ottenute devono rispettare il cronoprogramma concordato dall’Italia in sede europea come obbligo internazionale.
Il che si traduce nella constatazione che il futuro Esecutivo potrà iniziare a operare, in conformità al proprio indirizzo politico elettorale, soltanto a decorrere dalla prossima primavera, varando la nota di aggiornamento al def e portando in Parlamento, dopo la pausa natalizia, i primi progetti e disegni di legge attuativi del documento programmatico presentato agli elettori e prescelto dalla maggioranza (assoluta o relativa) di essi.
La nostra redazione seguirà la campagna elettorale in corso basandosi sul merito della parte economica dei programmi che verranno depositati a partire da ferragosto, operando valutazioni nell’esclusivo interesse di obiettivi che favoriscano la risoluzione dei problemi emergenziali, oramai cronicizzati, che affliggono la nostra amata Nazione.
Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI




