E-commerce, Aires: maggiore attenzione da Istituzioni a esigenze mercato

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Nell’e-commerce è necessario uno sforzo di aggregazione da parte degli operatori, mentre da parte del governo, non solo quello italiano, ma anche quello europeo, occorrono attenzione e velocità maggiori nel tradurre in legge le esigenze che emergono dal mercato”

È l’appello che ha lanciato il presidente Aires Confcommercio, Andrea Scozzoli, aprendo il convegno “Il commercio online in Europa a un bivio: cambiare le regole del gioco o soccombere” che l’Associazione ha organizzato a Roma, in collaborazione con l’on. Salvatore De Meo (FI-Ppe, Italia).

Presenti tra gli altri, il sen. Maurizio Gasparri (presidente dei senatori di Forza Italia), Hans Carpels, presidente EuCER Council; Vittorio Mastromano, direttore ufficio studi Aires Confcommercio; Dario Bossi, Direttore Generale Ancra Confcommercio; Gabriele Ferrieri, presidente Angi – associazione nazionale Giovani innovatori; Davide Rossi, presidente Optime – Osservatorio permanente per la tutela del mercato dell’elettronica, nonché direttore generale della Aires.

In un periodo caratterizzato dall’acceso dibattito su dazi e politiche protezionistiche, l’Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati ha infatti lanciato un monito sulla deregolamentazione: “Negli ultimi mesi – ha aggiunto il presidente EuCER Council, Hans Carpels – abbiamo avuto la dimostrazione che il flusso di merci che sono arrivate in Europa dall’estero sia diventato insostenibile. Abbiamo veramente bisogno di un intervento da parte dell’Ue, per ristabilire un livello di concorrenza paritario”.

Anche secondo Scozzoli, “l’Europa deve prestare un’attenzione particolare quando adotta dei provvedimenti normativi: il commercio online rappresenta un grande miglioramento nella vita di tutti i cittadini, ma nello stesso tempo comporta dei rischi.

Le grandi aziende, soprattutto quelle che provengono dall’Asia, possono importare in Europa milioni di prodotti che difficilmente vengono controllati, e a volte non rispettano le normative europee, a iniziare da quelle ambientali. Queste aziende non hanno una rappresentanza legale nell’Ue e quindi riescono a sottrarsi agli oneri fiscali. Tutto questo rappresenta un doppio rischio: espone le imprese europee a una concorrenza sleale, e i cittadini a rischi per la sicurezza e a rischi per l’ambiente”.