E l’Europa è più lontana dall’Atlantico

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Trump alla Casa Bianca significa per noi europei che l’Atlantico continuerà ad allargarsi. La distanza fra Stati Uniti e loro satelliti è in crescendo da quando la fine della comunanza degli interessi vitali – impedire la penetrazione sovietica e comunista nel Vecchio Continente – ha riportato in evidenza le differenze culturali, economiche, finanziarie e geopolitiche fra i due poli dell’Atlantico settentrionale. Accentuate negli ultimi anni dalla crisi di identità americana e da quella degli europei, all’insegna del ciascuno per sé nessuno per tutti.

Prima il Covid-19, poi la guerra in Ucraina hanno svelato gli egoismi nazionali, a scapito della collaborazione interatlantica. Gli Stati europei sono fra l’altro alle prese con i controeffetti non voluti delle sanzioni alla Russia, promosse anzitutto da americani e britannici a spese nostre. Lo si osserva nettamente dall’andamento dei prezzi dell’energia, che risentono soprattutto del crollo (provvisorio?) delle forniture via tubo di idrocarburi russi, con immediate conseguenze sull’industria e sull’occupazione. Quel che è peggio, il gap tecnologico fra America e paesi europei tende a crescere, specie nel campo dell’intelligenza artificiale, del quantum computing, dello spazio.

Infine, l’ombrello nucleare americano a tutela della sicurezza euroatlantica ha perso credibilità. A fronte dell’inesistenza/impossibilità di una difesa europea, che presupporrebbe uno Stato europeo. La pretesa di elevare al 5% il rapporto fra spese per la difesa e pil è chiaramente improponibile per i maggiori Stati europei dell’Alleanza Atlantica, fra i quali fa eccezione solo la Polonia.

Lucio Caracciolo