Conoscendo la conclamata equidistanza dei pacifisti alla Orsini, mi pregustavo i loro commenti sul pasticciaccio russo
È vero che per oltre un anno quei formidabili esperti di geopolitica si erano affannati a spiegarci quanto bieco fosse il «fronte occidentale» che aveva costretto l’ingenuo Putin a marciare su Kiev e rimpinzato di armi l’Ucraina per convincerla a combattere contro la sua volontà. Ma immaginavo che lo avessero fatto per colmare un vuoto, forse anche interiore.
Adesso però che la cronaca stava sbattendo in faccia a tutti la prova che il regime russo era ridotto a una lotta tra bande, ero certo che Orsini e gli altri equidistanti si sarebbero occupati del marciume che circonda Putin, di come il vicecapo della Wagner possa denazificare l’Ucraina essendo lui stesso un nazista dichiarato e, dulcis in fundo, delle clamorose dichiarazioni di Prigozhin.
Rovesciando la «narrazione» corrente, il mercenario ribelle ha infatti ammesso che la Russia non è entrata in guerra per colpa della Nato, ma per la bramosia di denaro e potere di un gruppo di corrotti.
Davvero? Ma chi l’avrebbe anche solo ipotizzato? Ecco perché ero così smanioso di leggere, dopo tanti attacchi all’orribile Zelensky, anche una sola riga di critica argomentata delle cosche russe. Invece ho scoperto da Orsini che la classe dirigente corrotta rimane quella europea e, da altri, che la Wagner combatte al soldo della Cia. Per fortuna sono equidistanti: pensate che cosa direbbero se fossero putiniani.
Massimo Gramellini



