Nel proprio piano volto a favorire il coordinamento e l’unione del mercato dei capitali, Bruxelles ha avviato esattamente un anno fa una collaborazione sistemica tra la direzione generale della Commissione europea, competente in materia di stabilità finanziaria, e la rete internazionale dell’OCSE – l’organizzazione mondiale per la cooperazione allo sviluppo economico – per l’educazione alla finanza
Il traguardo di cui si programma il raggiungimento consiste nella predisposizione di un quadro che fissi i livelli di competenze finanziarie minime, sia per i giovani che per gli adulti, in coerenza con gli indicatori scaturiti dalle analisi di OCSE e G20.
Non si tratta di una questione solamente teorica o di formale integrazione curriculare della referenze di uno studente o di un lavoratore: secondo EFAMA, l’associazione che a livello continentale europeo riunisce le società e gli enti competenti e autorizzati alle gestioni patrimoniali e dei risparmi, un livello deficitario di cognizioni nelle materie finanziarie impatta in misura molto sostanziale sulla possibilità del singolo risparmiatore di concorrere con serenità (e con padronanza degli elementi di opportunità e di rischio) ai mercati che propongono strumenti di investimento al dettaglio (cosiddetto retail). Tale mancata partecipazione si traduce in un maggiore assoggettamento del singolo risparmiatore a contingenze internazionali come le attuali, che da congiunturali prospettano di diventare strutturali o protratte, caratterizzate da alti tassi di inflazione e da erosione del potere d’acquisto di redditi, accantonamenti monetari e stock immobiliari.
EFAMA elogia le buone intenzioni della Commissione europea, ma allo stesso tempo ne critica la eccessiva timidezza, poiché il procedimento avviato, di consultazione dei mercati, si limita a operazioni di maquillage e di ritocco tecnico ai regolamenti esistenti, ma non stabilisce incentivi veri e propri per aumentare il numero di investitori retail tra i risparmiatori che si affacciano sul mercato dei capitali.
Un salto di qualità – secondo l’associazione continentale di categoria dei gestori patrimoniali – potrebbe e dovrebbe consistere nella decisione della Commissione europea di assumere le redini di un coordinamento che recepisca e conferisca valore di efficacia generale, erga omnes, alle migliori “buone prassi” presenti nei singoli Stati della UE.
Si tratta di una proposta che rappresenta la trasposizione europea di un dibattito da tempo in corso in Italia nell’ambito dell’iter di discussione dei vari progetti di legge, interrotto dallo scioglimento anticipato delle Camere, in tema di introduzione dell’insegnamento obbligatorio dell’educazione finanziaria a partire dalle scuole. A oggi, le iniziative si fondano sullo “spontaneismo” delle istituzioni didattiche o formative, al più su qualche incentivo introdotto su base locale o regionale, e non è affatto una coincidenza che il professore e Banchiere internazionale Beppe Ghisolfi – autore di una collana tematica di ben 6 manuali – sia stato chiamato, in virtù di una riconosciuta buona prassi avviata nel dialogo con le scolaresche e le organizzazioni economiche, come personalità esperta, al pari di istituzioni come la Banca d’Italia e il comitato edufin del ministero delle finanze, nel settore della divulgazione sociale dei concetti della finanza.
EFAMA ritiene che la carenza di strumenti incentivanti nei confronti dell’educazione finanziaria si traduca in una autentica questione di democrazia economica partecipativa, poiché sono proprio i risparmiatori singolarmente meno strutturati e con minore capacità patrimoniale ad avere più difficoltà nell’accesso alla consulenza finanziaria specializzata e certificata: la quale dovrebbe invece assurgere a diritto universale in forza della necessità di favorire, per tutti e ciascuno, la formazione di portafogli, personalizzati in ragione del profilo conoscitivo e di rischio del risparmiatore, utili a conseguire quella diversificazione in grado di esaltare la specializzazione di ogni singolo strumento di investimento e di assorbire gli effetti dell’alta inflazione senza incorrere nelle sirene delle offerte speculative non verificabili.
EFAMA, in definitiva, propone che la Commissione UE vari un allineamento delle metodologie informative alla base delle divulgazioni finanziarie all’interno dei regimi europei comunitari: questo al fine di fare emergere, per ciascun prodotto di investimento del risparmio, le informazioni più rilevanti in maniera univoca e senza contraddizioni, mettendo ordine in quel fenomeno deleterio che è il sovraccarico informativo non verificato nella Rete.
Si tratta di un passaggio oggettivamente determinante, quello del rapporto tra educazione finanziaria e padronanza dell’eccesso di offerta informativa erogata digitalmente, che ha formato una delle conclusioni a cui è giunto il più recente congresso parigino del gruppo mondiale delle casse di risparmio – WSBI, nel quale lo stesso Professor Ghisolfi è consigliere di amministrazione e riconfermato unico rappresentante italiano.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




