Egregio Signor Primo Ministro, Benjamin Netanyahu…

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In questo momento di difficoltà che sto vivendo a causa delle mie gravi condizioni sanitarie mi aggrappo sempre più tenacemente alle notizie, grandi o piccole, di umana speranza

Nel privato e nel pubblico, parlando con amici, parenti o conoscenti, o ascoltando in radio e in televisione o leggendo le pubblicazioni sui social, intercetto con sempre maggiore abilità e avidità le buone notizie, perché esse mi trasmettono energia vitale, rilasciano ossigeno a un corpo e una mente che vogliono mantenersi produttivi e propositivi, resistendo sempre e comunque.

È inimmaginabile, pertanto, quanto grande sia l’intensità del dolore e della rabbia che devastano il mio corpo ormai fragile quando mi raggiungono le strazianti notizie di questi giorni sui bombardamenti e le conseguenti disperate condizioni sanitarie e alimentari delle popolazioni della striscia di Gaza e dell’Ucraina, senza dimenticare le popolazioni di molti Paesi africani e del Sud America.

Lavoro da anni con amore, dedizione e impegno, come ambasciatore della WOA (World Organization of Ambassadors) per progettare e concretizzare obiettivi di pace condivisi. Ho sempre pensato che la pace richiede costante impegno di azione e coerenza morale, di vigilanza, di progettazione.

La pace non si alimenta, non si struttura e non si mantiene né con ostentazione di forza e di supremazia morale né, tantomeno, con atteggiamenti opportunistici e autoreferenziali di indifferenza e di silenzio.

Ostentazione di forza e indifferenza sono entrambe forme di disumanizzazione, disgregative del tessuto civile e immorali.

La Storia ci ha fornito molti esempi di quante crudeltà ed empietà l’ostentazione di forza e l’indifferenza possano realizzare. E la Storia del Suo Paese, Signor Primo Ministro, ne è testimone.

Il Suo Popolo, il Popolo ebraico, ha subìto costantemente, oltraggi, discriminazioni, violenze fisiche, soprusi da parte di potenti di turno che hanno creduto, nella loro arrogante supponenza, di potere o dovere, peggio ancora, sopprimere vite, identità culturali, diritti umani in nome di una superiorità etnica o culturale.

Azioni di forza che si sono rivelate, storicamente e puntualmente fallimentari per le finalità che intendevano realizzare e allo stesso tempo distruttive e autodistruttive. In ogni caso lesive della dignità umana, propria e altrui.

Ma sta proprio qui il punto focale, Signor Primo Ministro: la dignità umana propria e altrui.
Secondo la cultura religiosa e la storia del popolo ebraico “Chiunque porta via una vita è come se avesse distrutto il mondo intero. E chiunque salva una vita è considerato come se avesse salvato il mondo intero”.

La sacralità della vita di ogni persona è un valore assoluto e incontrovertibile per ogni società umana civile o che tale voglia ritenersi.

Io ho vissuto tutte le mie piccole e grandi azioni per affermare e difendere e rispettare i valori della sacralità della vita umana, della sana ed equilibrata convivenza civile, della libertà di espressione e di pensiero di ognuno nel rispetto dell’altro, di sostegno reciproco e di progettualità di miglioramento sociale.

Non posso e non voglio, seppure con le esigue forze fisiche che mi rimangono, indietreggiare di un millesimo di millimetro da questo proposito. Io voglio e devo indignarmi con forza, con forza protestare, con forza risvegliare la mia coscienza, la Sua coscienza, la coscienza di tutti i dormienti alla riaffermazione dei pieni valori umani.

Non si può rimanere inermi, anche se storditi dalla violenza, di fronte alle atrocità contro altri esseri umani. La solidarietà insieme alla capacità di comunicare sono i presupposti della capacità evolutiva della specie umana. Siamo evoluti come specie perché abbiamo imparato a comunicare tra noi e a sostenerci a vicenda. Abbiamo sviluppato le nostre capacità cognitive, empatico-relazionali, sociali, e non dobbiamo arretrare verso l’imbarbarimento delle menti e del cuore.

Abbiamo il dovere di non ridurci all’infimo della nostra specie.

Io sento il dovere di parlare e di parlarLe, perché antropologicamente e filogeneticamente siamo programmati per la speranza, per il miglioramento, per il rinnovamento e rinunciare alla speranza significa rinunciare alla propria umanità.

E parlo non solo per dare voce alla mia indignazione e fornire ossigeno alla mia coscienza ma anche per dare voce a tutti coloro la cui indignazione si trasforma in uno sconforto disarmato che assomiglia moltissimo alla rassegnazione. Ma il silenzio ci rende tutti responsabili.

E parlo a Lei, cittadino israeliano, un figlio di quel popolo ebraico, che nonostante le violenze e le sofferenze nel corso della Storia, ha saputo risollevarsi, esibendo con estrema dignità le proprie cicatrici ed agendo con determinazione per affermare democraticamente il proprio diritto ad esistere come popolo libero, fiero della propri valori culturali e religiosi.

È giusto difendere il proprio popolo e il proprio territorio dalla violenza di attacchi terroristici ingiusti ed infami come quello di Hamas nei confronti di cittadini israeliani del 7 ottobre del 2023.

È comprensibile lo smarrimento, la rabbia, la volontà di reagire con forza ma non è comprensibile e non è più tollerabile l’accanimento con il quale si protrae la violenza nei confronti di una popolazione di civili stremati, esausti, disarmati, affamati e prede delle malattie.

È intollerabile perché disumano, perché tutto questo squarcia la nostra coscienza, e ci conduce all’infimo di noi stessi. È agendo in questo modo che si perde la speranza di evoluzione della nostra specie perché riduciamo a brandelli ogni forma di sana etica umana.

Quegli esseri umani, bambini, donne, anziani, dilaniati dalle esplosioni, straziati dalla fame e dalle malattie, impongono alle nostre coscienze di non abbassare lo sguardo, di non ridurre il livello di attenzione perché il loro destino segna anche il nostro destino. Perché quell’orrore non cessa ma si diffonde e si ripete se lo ignoriamo o lo accantoniamo. La sorte di quegli esseri umani ci appartiene se non vogliano rinunciare per sempre ai valori della nostra umanità.

Così è sempre stato, Signor Primo Ministro. Il silenzio e l’indifferenza ci hanno sempre reso tutti responsabili, in ogni fase storica. Io penso che la sofferenza del popolo ebraico, antica e recente, imponga un maggiore senso di responsabilità in voi politici israeliani, perché proprio le cicatrici della violenza subìta dal Vostro popolo non dovrebbero rappresentare solo le testimonianze di un vissuto tragico e ingiusto ma dovrebbero anche incoraggiare la funzione educatrice della memoria a non veicolare su altri gli stessi comportamenti.

Dobbiamo fare spesso buon uso del nostro dolore. Per questo motivo spesso la sofferenza subìta rende più saggi e più propositivi verso gli altri.

Lei potrebbe ritenere ingiusto che io mi rivolga a Lei contestandoLe il protrarsi di un uso eccessivamente crudele della forza contro la popolazione civile ed inerme di Gaza quando molti conflitti in tante parti del nostro pianeta ripropongono gli stessi scenari violenti ed indegni.

Ma paradossalmente proprio il fatto che io sia un cittadino italiano che ha sempre stimato ed apprezzato il popolo israeliano e che ha la fortuna di conoscere molti cittadini di origine ebraica mi spinge a chiedere a Lei, erede di un popolo segnato dalla sofferenza ma determinato e forte, di considerare quanto importante e opportuno sia sospendere subito la Sua azione di rappresaglia contro la popolazione civile di Gaza.

Lei ha il potere e l’opportunità di porre fine ad uno strazio estremo e soprattutto di fare luce e dare voce alle coscienze di tutti i potenti della Terra incoraggiandoli a puntare ogni energia sull’uso di umanità a vantaggio dell’umanità.

Forse si può dimostrare la propria potenza bombardando, ma si dimostra il proprio valore solo usando umanità.

È quello che Le chiedo, Signor Primo Ministro, cioè di dare voce con urgenza alle Sue responsabilità di essere umano sospendendo ogni azione di abuso estremo della violenza contro altri esseri umani.

Facendo ciò Lei restituirà dignità piena al Suo Popolo e dimostrerà a se stesso e al mondo il coraggio di una forte azione di coscienza.

Cav Giuseppe Prete
Cancelliere WOA-EUROPA
Ambasciatore