Secondo: davanti a una dinamica di moltiplicazione delle complessità non possiamo pensare che le due transizioni che stiamo costruendo, digitale ed ecologica, non debbano essere riviste nei tempi, nei modi e nelle risorse”.
“Serve un atterraggio più morbido. Andando verso la necessaria direzione della riduzione delle emissioni non avversando certo gli obiettivi da raggiungere contro l’emergenza climatica ma considerando i risvolti sociali e politici di quello che avverrà nell’automotive – ha spiegato Colaninno. Serve un riadeguamento della filiera.
Stiamo spostando l’asse della componentistica dell’auto, su cui siamo fortissimi, da qui a migliaia di chilometri di distanza – ha proseguito. Non possiamo dare questo regalo alla concorrenza senza aver costruito un indotto specializzato sull’elettrico. Né possiamo perseguire obiettivi asimmetrici e asincroni rispetto al resto del mondo”.


