Con la guerra in Ucraina abbiamo scoperto come la prima vittima sia la verità:mi chiedo come stia in salute in tempo di pace (vedi pandemia)
Secondo me, se non è morta, quantomeno è in coma. Oggi parlare di verità è un’esercizio almeno improbo. Ognuno di noi ritiene di possederla senza riscontro,senza ragione o dubbio. Siamo un popolo di pecore (senza offendere lo Sgarbi di turno) che crede di essere un leone. I social sono pieni di esempi di profeti dei cervelli all’ammasso.
Basterebbe ragionare con la propria testa? Non è sempre è facile. Molti, attraverso ragionamenti contorti, ti confondono. Siamo in una società liquida, di un liquido giallo paglierino che puzza d’ammoniaca. Il risultato è che non vediamo l’evidenza. Facciamo l’esempio dello “ius scholae”. Noi cattolici saremmo addirittura disponibili per lo “ius soli”.
L’esempio degli USA, con i necessari aggiustamenti ,alla situazione italiana, è stato comunque positivo. Veniamo alla proposta di legge in Parlamento. Il vero problema sono le famiglie di questi ragazzi, che seguirebbero le decisioni dei loro genitori. Molti immigrati desiderano rientrare nel proprio paese e sicuramente i figli seguirebbero la famiglia almeno sino alla maggiore età.
Dovremmo invece facilitare la concessione della cittadinanza italiana a semplice richiesta del giovane o della giovane diciottenne, senza tutti gli orpelli burocratici e i costi che oggi devono sopportare. Se il giovane chiede la cittadinanza esprime già la voglia di appartenere a questo paese indipendentemente dalle decisioni dellla famiglia. Purtroppo oggi la richiesta dellla cittadinanza è un percorso ad ostacoli. Addirittura in questura a Milano hanno dovuto chiedere aiuto all’associazione dei carabinieri in congedo per smaltire le migliaia di pratiche.
Le quali, pur con pare positivo, devono poi passare al vaglio del ministero a Roma per il parere definitivo e lì non si sa quello che succede: un altro terno al lotto della nostra burocrazia!
ERMINIO BRAMBILLA – UNIONE CATTOLICA
