In un paese democratico il problema della giustizia è un elemento essenziale perché una nazione possa definirsi tale
In Italia purtroppo questo elemento, così essenziale, è venuto a mancare e questo difetto della nostra democrazia è un vero problema, che ancora non riusciamo a districare. Le ricette in campo sono tutte o di parte o addirittura aggraverebbero il problema.
La riformina della ministra Cartabia in Parlamento per l’approvazione è un pannicello caldo su una ferita in suppurazione e pure questa contrastata da una parte della magistratura, refrattaria ad ogni controllo e garanzia. Il referendum del 12 giugno, inserito nella stessa giornata delle amministrative e con votazione in una sola giornata, è direttamente o indirettamente contrastato dai partiti e dal governo, che non desiderano che raggiunga il quorum, costringendo così le istituzioni a prendere in mano finalmente il problema e cercare di risolverlo.
Noi di Unione Cattolica desideriamo una giustizia giusta e questo vuole dire :separazione delle carriere tra le funzioni inquirente e giudicante;responsabilità del magistrato nella forma più idonea che non penalizzi il giudizio non in malafede, Consiglio superiore non in mano agli stessi magistrati ma a terzi;eliminazione delle correnti e formazione continua per evitare posizioni di rendita.
Forse siamo troppo ottimisti, ma vorremmo un sistema un po’ più anglosassone nella cosiddetta patria del diritto.
Vorremmo una magistratura un po’ meno autoreferenziale e un po’ più incardinata sui bisogni della gente: forse è chiedere troppo a chi, dopo aver superato un semplice concorso pubblico, si sente vestale della nazione, tale da non volere nessun controllo?
ERMINIO BRAMBILLA – UNIONE CATTOLICA



