Un’escalation criminale scuote Latina. Nel giro di ventiquattro ore la città è stata teatro di due attentati esplosivi, segnali inequivocabili di una guerra tra bande per il controllo delle piazze di spaccio.
Prima esplosione alle case “Arlecchino”
Il primo episodio si è verificato all’alba del 7 settembre nel complesso delle case popolari “Arlecchino”, tra via Guido Rossa e via Galvaligi. Un ordigno di potenza non comune, probabilmente una bomba carta modificata, è esploso all’ingresso del civico 10.
La deflagrazione ha devastato il portone, piegato le lamiere dell’ascensore e fatto saltare pezzi di intonaco. Danneggiata anche una statua della Madonna e una finestra di un appartamento al primo piano. Il boato ha scosso l’intero quartiere, già da tempo al centro di indagini per il ruolo di snodo dello spaccio di stupefacenti.
Le indagini dei carabinieri di Latina hanno confermato la natura intimidatoria dell’attentato. Durante i sopralluoghi sono emersi dettagli inquietanti: in una cantina condominiale i militari hanno scoperto un arsenale composto da tre pistole con matricola abrasa, 72 cartucce e 25 grammi di cocaina già suddivisa in dosi. Sequestrato anche uno scooter rubato e materiale per il confezionamento della droga. Due giovani, di 20 e 25 anni, sono stati denunciati.
Secondo attentato in via della Darsena
Nella notte tra il 7 e l’8 settembre un nuovo ordigno è esploso in via della Darsena, zona periferica della città, non lontano dal quartiere Gionchetto. La bomba ha distrutto la recinzione di un’abitazione abitata da un uomo sessantenne con precedenti legati alla droga.
Lo scoppio ha generato una coltre di fumo bianco visibile in gran parte di Latina. Testimoni hanno riferito di uno scooter di grossa cilindrata allontanatosi a fari spenti subito dopo la deflagrazione. Anche in questo caso, i carabinieri parlano di un atto intimidatorio strettamente collegato all’esplosione delle case “Arlecchino”.
Guerra per il controllo del traffico di droga
Gli investigatori collegano i due episodi a uno scontro in corso tra clan locali, alimentato dalla recente scarcerazione di figure di spicco della criminalità pontina. In ballo ci sarebbe il racket dello spaccio di stupefacenti e il controllo delle zone strategiche della città.
La scelta delle case “Arlecchino” non è casuale: il complesso popolare è ormai considerato una grande piazza di spaccio. L’ordigno rappresenta un chiaro segnale ai gruppi rivali, mentre la seconda esplosione in via della Darsena conferma la strategia della violenza come mezzo di intimidazione.



