L’annuncio dell’avvenuta approvazione del provvedimento è toccato al vicepremier leghista Matteo Salvini, che ha supplito tanto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni quanto al collega di partito e titolare del dicastero del MEF non intervenuto alla rituale conferenza stampa convocata subito dopo la riunione del CDM in palazzo Chigi
Prova a mediare fra le immaginabili polemiche e discussioni, presenti e prossime future, l’altro vicepremier e ministro degli Esteri, e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani: “Non è nostra intenzione penalizzare il settore bancario, purtroppo paghiamo tutti il prezzo delle decisioni assunte dalla Banca centrale europea le cui scelte in tema di aumenti reiterati e consecutivi dei tassi di riferimento stanno aggravando i rischi di recessione e le difficoltà di famiglie e imprese”.
È stata una decisione senza dubbio sofferta, quella del Governo Meloni: lo si evince non solo dall’assenza eccellente dello stesso Ministro Giancarlo Giorgetti, titolare della competenza tributaria, il quale aveva a più riprese escluso una simile misura a carattere straordinario, sia nel confronto pubblico sia nelle interlocuzioni con i massimi rappresentanti associativi delle banche attive in Italia; ma lo si ricava altresì dai vari tentativi di puntualizzazione provenienti dalle medesime fonti governative.
Il vicepremier Salvini, in sede di conferenza stampa, si è affrettato a precisare che la disposizione avrà una vigenza ed efficacia temporanee, limitate all’anno in corso, e perseguirà obiettivi di equità sociale: il gettito del prelievo erariale straordinario, che avrà come base imponibile di riferimento quella derivante dal confronto differenziale fra i margini di interesse conseguiti quest’anno e nel 2022, applicando alla risultante aritmetica di esso un’aliquota eccezionale del 40 per cento, sarà utilizzato esclusivamente su due capitoli a sostegno rispettivamente dei soggetti mutuatari (che stipularono prestiti in condizioni di bassi tassi) e della riduzione della tassazione soprattutto sul lavoro.
Il vicepremier della Lega ha inoltre fatto riferimento a una considerazione che il collega Giorgetti aveva espresso nelle settimane passate, vale a dire l’invito agli istituti di credito a valutare concretamente l’opportunità o necessità di aumentare la remunerazione dei depositi a favore dei clienti risparmiatori e correntisti, al fine di tutelare il più possibile il potere d’acquisto dei risparmi familiari erosi da quella perdurante inflazione per contrastare la quale la BCE sta seguitando a rialzare il costo del denaro.
Secondo le stime realizzate da alcuni centri studi finanziari, l’imposizione sugli extra prodotti del settore bancario, che pare di primo acchito mettere d’accordo maggioranza e opposizione alla vigilia delle ferie di ferragosto, dovrebbe fruttare alle casse del fisco centrale fra i due e i tre miliardi di euro addizionali, una proiezione in linea con il dato a consuntivo del provvedimento analogo che venne assunto dalla Spagna del Premier socialista Pedro Sanchez.
Al momento, l’associazione bancaria italiana ABI, guidata dal Presidente Antonio Patuelli, preferisce non formulare commenti, rinviando ogni eventuale considerazione a quando il relativo decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, momento dal quale decorreranno i canonici sessanta giorni costituzionali per la sua conversione parlamentare in legge, con eventuali modifiche e integrazioni da parte di Camera e Senato.
Va ricordato che il Presidente Patuelli ha sempre negato in ogni occasione il concetto stesso di extra profitto riferibile a un settore come quello delle banche commerciali retail e di secondo livello, le quali già sono assoggettate a un prelievo addizionale dell’imposta Ires sugli utili societari, oltre che a una serie di oneri volti a garantire che eventuali fallimenti di mercato, nell’ambito degli istituti di credito, non pesino né sui contribuenti né sui risparmiatori correntisti.
Patuelli ha inoltre rimarcato in varie circostanze il ruolo degli enti bancari nel risanamento del Paese e nel contenimento dei costi del servizio del debito pubblico, in considerazione della massa molto significativa di BTP e di titoli a lunga scadenza sottoscritti e messi a bilancio anche quando gli spread erano molto elevati e causavano svalutazioni nelle obbligazioni statali.
Adesso si tratta di comprendere come il decreto sia stato scritto dai tecnici del MEF, e se esso sarà una replica dei travagli della similare decisione che venne assunta dal governo Draghi per tassare gli utili in eccedenza delle compagnie energetiche: gli esiti di quella misura legislativa furono molto al di sotto delle attese in termini di gettito, e vi fu una sorta di “boicottaggio” da parte dei soggetti passivi d’imposta, vale a dire le compagnie energetiche incluse quelle a partecipazione pubblica, oltre a minacce di ricorso alla Corte costituzionale.
In Italia, il settore bancario, dopo la legge Amato del 1990, è stato quasi totalmente collocato sul mercato privato e concorrenziale, fatta eccezione per il Monte dei Paschi di Siena, mentre la grande maggioranza delle Fondazioni di origine bancaria detiene oramai una quota pari solo più al 5 per cento del capitale sociale dei rispettivi istituti di credito partecipati.
Soltanto il tempo e gli sviluppi parlamentari sapranno dire se altre vie sarebbero state praticabili o lo saranno ancora nelle settimane a venire, premesso che un primo responso negativo è giunto fin da ora da Piazza affari relativamente alle banche quotate.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




