Fase 2, si riapre a tappe. Ultimi bar e ristoranti. Come e quando gli italiani usciranno di casa

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«Massima prudenza, piccoli passi per la fase 2». Questa la raccomandazione che il Comitato tecnico scientifico ha affidato al premier Giuseppe Conte e ai ministri. La scadenza all’orizzonte è quella del 13 aprile. La scelta è su cosa fare, prorogare le misure così come sono oppure alleggerirle un po’.
Fase 2, «indosseremo le t-shirt»

Dalle indiscrezioni si deduce che il ritorno alla normalità è lontano. Un ministro ha scherzato con l’Adnkronos: «Indosseremo le t-shirt», facendo intuire che il percorso è lungo, forse più lungo di quanto di possa immaginare. Ma soprattutto, com’è noto, arriverà per step.

Le fasi prevendono un “ordine di uscita”. Prima si allungherà la lista Ateco con le aziende pronte a riaprire i battenti .Il Mise è in prima linea in questa partita. Poi pian piano toccherà alle altre attività produttive del Paese. In fondo alla lista ristoranti, bar e pub, dove si gioca gran parte della vita sociale degli italiani. Non a caso per i cittadini il ritorno alla normalità verrà solo poi. E anche qui un passo alla volta, mascherine sul volto e distanza di sicurezza a dividere ancora abbracci, chissà per quanto. Attività a rischio sono quelle dei camerieri d’albergo, degli addetti alle mense e dei parrucchieri.
La “patente d’immunità”

Di date, alla riunione, nessuno ha fatto parola. Ma la fase 2, che non sarà «un liberi tutti», va delineata, studiandone le modalità. Che passano, ancora una volta, dagli scienziati, chiamati a ragionare anche sulla cosiddetta “patente d’immunità”, i test sierologici per verificare chi ha sviluppato anticorpi al Covid-19. Uno spiraglio per un ritorno a qualcosa che somigli, seppur lontanamente, alla normalità.
Una “vita” fatta di turni e attese

Altre indiscrezioni: turni per lavorare e turni per entrare nei negozi. Distanza di sicurezza e dispositivi di protezione obbligatori per chi ha contatti con il pubblico. La fase 2 dovrebbe iniziare il 4 maggio. Si prevede il minimo di affluenza possibile negli uffici. Quindi si dovrà privilegiare lo smart working. Per chi va in sede si dovranno prevedere turni alternati divisi per orario o per fasce giornaliere. Dovrà sempre essere garantito il metro di distanza.
Rezza: «Nella fase 2 mascherine nei luoghi pubblici»

Di ritorno «parziale e programmato» alle attività nella famosa (e tanto attesa) fase 2 parla Gianni Rezzi. Il direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore della Sanità lo sottolinea. «Credo che le mascherine siano da considerare nei luoghi pubblici e al chiuso, unitamente alle misure di distanziamento e al lavaggio delle mani. Poi bisognerà ragionare sul tipo di mascherina da utilizzare. Non saranno certo quelle destinate ai medici (Ffp2 o Ffp3)». Si tratta di un tema complesso. «Le mascherine chirurgiche sono monouso», riflette l’esperto. Ma certo è una questione «che deve essere valutata».