Femminicidio: Il caso di Sara Campanella e la crisi psicologica dei giovani

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Messina – In pieno giorno, nel cuore di una città europea, una giovane donna di 22 anni è stata accoltellata alla gola e lasciata morire in strada

Si chiamava Sara Campanella, studentessa di infermieristica originaria di Palermo, iscritta all’università di Messina.

Secondo i testimoni, pochi istanti prima dell’aggressione discuteva animatamente con un giovane – presumibilmente un collega universitario. Il ragazzo l’avrebbe colpita con un coltello, recidendole la giugulare. Nonostante l’intervento tempestivo dei soccorritori, Sara è deceduta poco dopo il ricovero in ospedale. Il sospettato è stato arrestato nella notte, al termine di una serrata caccia all’uomo.

Questa non è una semplice notizia di cronaca. È un femminicidio. E rivela una ferita profonda, psicologica e sociale, che attraversa le nuove generazioni.

Il femminicidio non è un fatto privato. È un’emergenza sociale.

L’omicidio di Sara non è un caso isolato. È parte di una crescente ondata di violenza di genere in Europa, spesso compiuta da giovani uomini con evidenti segni di instabilità emotiva, gelosia patologica, bisogno di controllo e incapacità di accettare il rifiuto.

Come psicologa e vittimologa, vedo questi episodi non soltanto come gesti brutali, ma come conseguenze drammatiche di analfabetismo emotivo, mascolinità tossica e traumi irrisolti.

Stiamo assistendo a una vera e propria epidemia silenziosa: ragazzi che crescono senza imparare a gestire le emozioni, a comunicare con rispetto, a costruire relazioni basate sulla reciprocità.

Quando questi vuoti emotivi non vengono riconosciuti e affrontati, possono trasformarsi in comportamenti violenti – soprattutto se si aggiungono identità fragili, scarse capacità relazionali e modelli culturali che confondono l’amore con il possesso.

Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico urgente.

In qualità di Direttrice della International Police Organization per i Diritti delle Donne, rivolgo un appello concreto alle istituzioni europee, ai sistemi educativi e ai governi locali:

• Integrare programmi di educazione emotiva e salute mentale nelle scuole e nelle università.
• Formare educatori e forze dell’ordine a riconoscere i segnali precoci di abuso relazionale.
• Investire in percorsi di educazione alla parità di genere, modelli di relazione sana e approcci informati sul trauma.
• Garantire l’accesso a servizi psicologici per i giovani – sia per chi subisce, sia per chi rischia di diventare autore di violenza.

Il femminicidio non nasce all’improvviso. È il risultato di anni di silenzi, trascuratezze, normalizzazione della violenza.

L’assassinio di Sara Campanella deve diventare un punto di svolta, una presa di coscienza collettiva per l’Europa e per il mondo.

Lo dobbiamo a Sara.

Lo dobbiamo a tutte le ragazze che camminano per strada chiedendosi se saranno le prossime.

Dr.ssa Klarida Rrapaj – Psicologa, Criminologa, Vittimologa – Direttrice per i Diritti delle Donne della International Police Organization (IPO)