Ferragni-Pandoro: la legge è più uguale per chi paga

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La giustizia è uguale per tutti quelli che non possono pagare. Per gli altri, l’opportunità di aggiustare qualche magagna col denaro è spesso a portata di mano.

Non si sa ancora se questa sarà la grande opportunità di Chiara Ferragni, visto che le indagini a suo carico per il caso Pandoro si sono chiuse a ottobre e non è dato sapere cosa ne sarà di lei da un punto di vista legale, ma l’ipotesi che potrebbe vedere Ferragni ‘saldare il conto’ e la procura richiedere un’archiviazione sembra concreta. Come ho scritto più volte, non mi stupirebbe, soprattutto perché i precedenti non mancano.

Tra il 2021 e il 2022, per esempio, mi sono occupata del caso che riguardava Paolo Palumbo, il ragazzo sardo malato di Sla, e di suo padre Marco. La storia di Paolo, amplificata dalla sua partecipazione come ospite all’edizione 2020 del festival di Sanremo, è quella di un giovanissimo malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica e di un padre che apre una raccolta fondi per poter pagare al figlio le costose cure sperimentali di un luminare israeliano, il cui prezzo stimato è di quasi 1 milione di euro.

Marco Palumbo di euro ne raccoglie quasi 150.000 fregando pure vip e squadre di calcio, ma poi da più parti (principalmente grazie alla mia inchiesta e ai sospetti del neurologo che aveva in carico il figlio) cominciano a emergere discrepanze nel racconto. Si scopre alla fine che il luminare israeliano non esiste, ma che è un alter ego del padre di Paolo, e che pertanto la raccolta fondi non serve a ciò per cui era nata. Tre donatori denunciano e Marco Palumbo finisce a processo con due capi d’imputazione: sostituzione di persona (per aver finto di essere il medico israeliano Dimitrios Karoussis) e truffa continuata (per la raccolta fondi).

Selvaggia Lucarelli