Il Ministro Giorgetti nella bufera dopo una intervista rilasciata a Bloomberg e, pare, non coordinata con la Premier Giorgia Meloni, già di per sé in evidente difficoltà a seguito dell’esigenza di rispettare il nuovo patto europeo di austerità
Promesse “accise”, ma questa volta il dizionario della lingua napoletana non c’entra nulla.
Il piano strutturale di bilancio, varato dal dicastero del MEF e condiviso dal Consiglio dei Ministri di palazzo Chigi, sta generando un malinteso dietro l’altro, sia per l’iniziativa legittima dei Gruppi di opposizione, che ne mettono in evidenza le contraddizioni rispetto alle iniziali promesse della leader di Governo, sia per le ennesime esternazioni di singoli Ministri “competenti” non coordinate con alcuna strategia di univoca comunicazione politico istituzionale: era successo nelle passate settimane con la dichiarazione, subito ritrattata, del titolare della protezione civile, Nello Musumeci, su una immaginifica assicurazione antisismica obbligatoria per tutte le case d’Italia; è successo nei giorni scorsi, con l’oramai nota intervista concessa dal custode dei conti pubblici e del debito sovrano, Giancarlo Giorgetti, ai magazine dell’editore Bloomberg.
Una serie di messaggi non di piccolo conto, quelli divulgati dal ministro leghista, il quale nel dialogo con il giornalista della nota rivista d’affari ha sdoganato due parole come “tasse” e “sacrifici”, che nel dizionario della destra equivalgono a fili ad altissima tensione senza protezioni.
Le conseguenze immediate, non appena il contenuto del colloquio è diventato di pubblico dominio, sono state un netto calo degli indici borsistici di piazza Affari, dove un ruolo dominante è svolto dai titoli rappresentativi di quelle imprese e compagnie destinate a entrare nel mirino della futura manovra impositiva che, se non riesuma il vocabolo di “extra profitti”, sarà comunque improntata alla necessità di chiedere un contributo progressivo sugli utili conseguiti in eccesso dai settori, industriali e finanziari, più beneficiati dalle contingenze pandemiche, belliche e inflazionistiche susseguitesi dal 2020 a tutt’oggi.
La successiva rettifica serale da parte degli uffici apicali del MEF, sulla quale è impossibile non scorgere la longa mano furente della Premier Meloni, suona come un atto di sfiducia e di autentico “commissariamento” del ministro titolare, con precisazioni del tipo che gli individui non subiranno inasprimenti nella tassazione, vigendo già il concordato preventivo biennale che dovrebbe apportare un gettito addizionale di oltre due miliardi di euro, mentre maggiore equità fiscale sarà richiesta, e non su base volontaria, alle aziende e ai gruppi maggiori, e non alle categorie dimensionali medie e piccole.
Meloni ha inoltre voluto disinnescare l’altra pietra dello scandalo rappresentata dal passaggio, di cui al piano strutturale di bilancio, che include l’aumento possibile delle accise sul diesel o gasolio, oggi più basse di quelle sulla benzina. Passaggio puramente teorico, si sono sbrigati a precisare da palazzo Chigi, poiché vi sarà semmai una “rimodulazione” – vocabolo democristiano che tutto e nulla dice – dei vari livelli e tipologie di imposizione sui carburanti per eliminare le distorsioni di mercato. In verità, questo tipo di rincari potrebbe essere utilizzato per finanziare la transazione ecologica e per confermare i sussidi per proseguire il passaggio alla motorizzazione elettrica di nuovo in battuta d’arresto dopo l’effetto trainante degli incentivi del Ministro Urso.
Lo stesso copione verificatosi a proposito della querelle sul pignoramento dei conti correnti, che alla fine è stato reso esecutivo dal recente decreto di riforma del sistema di esazione e riscossione nel quale le cartelle esattoriali cartacee sono sì abolite ma soltanto per rendere l’accertamento pignoratizio più spedito.
Se il giorno si vede dal mattino, l’inverno è già arrivato.
“Il messaggio di Giorgetti è chiaro: Giorgia Meloni dica chiaramente agli Italiani che il Paese ha bisogno di sacrifici”, ha tuonato nelle scorse ore l’ex ministro del lavoro Elsa Fornero dai microfoni della 7. Ma chi sarà a piangere stavolta?
Dir politico Alessandro Zorgniotti



