Firenze, lunapark per ricchi: Schlein rifiuti il Nardella-style

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Ora che l’ombra del presidenzialismo si stende anche sullo Stato centrale, dovremmo riconoscere che il presidenzialismo dei comuni (cioè il sindaco eletto direttamente dal popolo) e quello delle Regioni (con la retorica dei governatori) ha devastato la democrazia rappresentativa e la partecipazione in nome di un decisionismo assai poco orientato all’interesse generale. Firenze, culla dell’idea del ‘sindaco d’Italia’ (il cui artefice è nel frattempo transitato a sindaco d’Arabia Saudita), è un caso di scuola.

Oggi Dario Nardella – al nono anno di sindacatura, dopo cinque del sullodato Matteo Renzi – prova a fermare due referendum popolari che potrebbero finalmente chiedere ai fiorentini se non sia ormai il caso di mettere un freno al “modello Venezia” che, imperante da decenni e cavalcato senza ritegno negli ultimi quindici anni, sta riducendo definitivamente Firenze ad un luna park del Rinascimento per anziani milionari. I due quesiti – elaborati da un soggetto collettivo di giuristi, urbanisti e cittadini chiamato Salviamo Firenze – mirano a rendere meno automatico il passaggio dalla destinazione direzionale a quella alberghiera, e a mettere un freno all’osceno proliferare degli ‘studentati di lusso’.

Questi ultimi sono, di fatto, hotel a quattro o cinque stelle travestiti da residenze studentesche grazie alla somma di pessime norme nazionali e pessime deroghe locali: in una Firenze già satura, e in cui i veri studenti universitari non riescono a trovare una stanza senza svenarsi, il Comune ha permesso di usare gli studenti per continuare ad aumentare i posti letto (il cui numero a Venezia, nel frattempo, ha doppiato quello dei residenti). Come spiega l’urbanista Ilaria Agostini, “presentati nel gennaio 2023, i due quesiti sono stati sottoposti al Comitato di esperti che ne ha verificato l’ammissibilità il 22 maggio scorso. Per indire la consultazione popolare nonché la preliminare raccolta delle 10.000 firme necessarie, il sindaco Nardella ha tempo fino al 2 giugno. Niente da fare. Il 30 maggio, tre giorni prima della scadenza, Nardella annuncia alla stampa che la giunta accetta – parzialmente – le proposte dei quesiti, con due “auto-osservazioni” al Piano Operativo che è per l’appunto in fase di accoglimento delle osservazioni (fino al 26 giugno). Resta poi da capire come, e se, le due autoosservazioni saranno effettivamente recepite e accolte nel PO approvato”.

Quello che il sindaco teme non è tanto il sì ai due quesiti, quanto il dibattito pubblico innescato da una campagna referendaria che influenzi le elezioni del prossimo anno mettendo a nudo il colossale fallimento del suo governo. Avendo fiutato il vento, Nardella presenta intanto quello che una stampa singolarmente compiacente chiama “uno stop ad airbnb”, e che invece è una doppia mossa totalmente inefficace e velleitaria: una modifica al piano operativo che vorrebbe rendere solo più complessa la trafila per gli affitti brevi, e uno sconto Imu ai proprietari di seconde case che pratichino l’affitto lungo. Provvedimenti risibili e ipocriti, in un centro storico che ha 8.200 Bed and breakfast, in una città in cui ogni grande complesso pubblico è stato avviato di fatto al mercato (da Sant’Orsola a San Firenze, da Costa San Giorgio al Panificio militare al Palazzo del Sonno e così via, in una lista infinita), in un Comune che permette di frazionare gli appartamenti fino a taglie compatibili solo con airbnb.

La questione non è solo urbanistica, e non è solo locale: è invece politica, e nazionale. La domanda è se il Pd di Elly Schlein avrà la forza di troncare con questo modello in cui la politica è solo un’ancella del mercato, e di riprendere in mano un progetto di città e di società in cui includere tutte e tutti coloro che la politica dei Renzi e dei Nardella ha espulso, e che oggi non votano più, per la gioia dell’estrema destra.

La questione delle città ‘turistiche’ non è remota dalla questione del governo del territorio e del suolo. Dopo il disastro romagnolo, mi sarei aspettato da Elly Schlein non la difesa dell’indifendibile modello Bonaccini, ma una chiara ammissione di fallimento unita al proposito di invertire la rotta. Avrebbe potuto dire: ‘anche durante il mio mandato di vicepresidente dell’Emilia-Romagna il consumo di suolo ha galoppato: è stato un errore, ora cambieremo tutto’.

Può sembrare difficile, ma non farlo significa andare incontro a rovesci elettorali sempre più gravi: peggio, significa tradire la missione di una sinistra che davvero voglia provare a rimettere al centro la persona e la società, al posto del profitto di pochi e del mercato. La piccola partita dei referendum fiorentini va letta così: se Schlein costringerà Nardella a firmare il decreto di indizione del referendum, e ad accettare quel dibattito pubblico, sarà segno che qualcosa può veramente cambiare. In caso contrario, sarà almeno chiaro che non c’è molto da aspettarsi.