Il fallimento di First Republic Bank avvenuto lunedì 1° maggio, dopo che il governo federale ha supervisionato il trasferimento delle sue attività a JPMorgan Chase, si può annoverare come la seconda banca più grande a fallire nella storia americana
Insieme, First Republic, la Silicon Valley Bank e la Signature Bank (tutte fallite nel 2023) detenevano una quantità di attivi corretta per l’inflazione superiore a quella delle 25 banche statunitensi crollate nella grande crisi finanziaria del 2008.
Le tre banche avevano alcune importanti caratteristiche in comune:
1) investimenti particolarmente esposti al rischio tasso, con perdita di valore in seguito ai rialzi degli stessi;
2) un’ampia quota di clienti deteneva depositi che superavano i limiti assicurativi federali e quindi pronta a trasferire il denaro velocemente;
3) il mercato ha percepito i tre istituti come realtà simili portando gli americani, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank, a preoccuparsi maggiormente per la sicurezza dei propri depositi. Cosa aspettarci nei prossimi mesi?
Alcuni analisti sostengono che il peggio è passato, giustificandole come casi anomali e isolati mentre le rapide risposte del governo sembrano aver fatto un buon lavoro nel contenere il potenziale contagio. Secondo altri analisti la situazione potrebbe peggiorare. I rialzi dei tassi di interesse potrebbero colpire altre parti del sistema finanziario. In ogni caso, i fallimenti delle tre banche potrebbero portare a un rallentamento dell’economia, traducendosi in una riduzione del credito alle imprese e ai consumatori, con conseguente diminuzione dell’attività economica e della crescita complessiva.
Più rosee le aspettative in Europa dove il settore finanziario, grazie al buono stato di salute delle banche continentali, non dovrebbe incorrere in problematiche simili.



