Foa, la Rai e il pensiero dominante

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padellaro

Dopo l’anticipazione pubblicata sul “Fatto” di venerdì scorso dal titolo “Pensiero dominante e la carriera vola” non vedo l’ora di leggere “La società del ricatto” di Marcello Foa. Convinto che l’ex presidente della Rai (proposto in quota Lega nel settembre 2018 dal governo Conte-1) avrà nel suo libro dedicato congruo spazio alle carriere che “volano” nel cosiddetto Servizio pubblico, da quando la destra al governo ha fatto man bassa di poltrone.

Comportandosi, la destra, in base al collaudato modello imposto per anni dalla sinistra (che tuttora continua a piazzare i suoi, in base a quote ben negoziate). Certo, quando Foa denuncia che, dalle università al giornalismo, “chi esercita la libertà d’espressione rischia di essere espulso dal giro che conta e di essere additato come complottista” pensiamo che parli, per fatto personale, dei suoi trascorsi al vertice di Viale Mazzini. Oltre che, più in generale, “del mondo chiuso e autoreferenziale che permette il dibattito ma solo entro i confini del politicamente corretto”. Con il rischio, scrive, “di essere espulso dal giro dei giornalisti che contano e di essere additato come complottista, putiniano, no vax, fascista e, a una certa età, rincoglionito”.

Condividiamo (non il rincoglionito) ma nello stesso tempo suggeriamo a Foa di osservare bene la foto pubblicata dal “Fatto” giusto qualche pagina prima del suo testo. Dove si può ammirare il prefetto Bruno Frattasi colto nella sua più riuscita versione di Fratello d’Italia mentre sul palco di Atreju, accanto alla Sorella d’Italia Isabella Rauti e al ministro Fratello Guido Crosetto, mostrano con orgoglio una maglietta azzurra molto militante con su scritto: “L’Italia cambia l’Europa”. Di sicuro quello spottone indossato dal cosiddetto servitore dello Stato ha cambiato la di lui carriera, nominato infatti su due piedi dal governo Meloni al vertice della strategica agenzia della Cybersecurity.

Talmente security che non si è mai accorta che i recapiti telefonici del capo dello Stato e della premier (e di ogni altro cellulare eccellente) erano a disposizione di tutti alla modica cifra di 50 euro. Lo scoop del “Fatto” sembra abbia fatto storcere il naso (ma tu guarda) ai piani alti di Palazzo Chigi dove si pensa alla cacciata del soggetto, previo incarico di consolazione. All’attento lettore Foa non sarà neppure sfuggito, cinque pagine prima del suo testo, la notizia dal titolo: “Il record di Giuli che nomina ben 18 consiglieri. C’è Sofo, trombato FdI e parente di Le Pen”

Mirabile sintesi di carriere (18 a botta) che volano nel dicastero presieduto da Alessandro Giuli, dotto fustigatore del pensiero dominante altrui. Infine, poiché l’autore del succitato libro è, come si dice, del ramo segnaliamo che nell’azienda che egli presiedette la destra non fa che accumulare nuovi programmi dagli ascolti fallimentari e dai costi spropositati. Mentre sono decine, tra giornalisti e autori, gli abbonati al precariato dimenticati in un angolo. Poiché privi, immaginiamo, di pensiero dominante.