Focus – I benefici per la biodiversità di una forte economia circolare

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“Biodiversità” è un’espressione che spesso non viene associata automaticamente all’economia, se non in termi ni passivi e oppositivi: la biodiversità è generalmente percepita come qualcosa di esterno alle attività economiche, su cui queste ultime rischiano di scaricare le proprie esternalità negative in assenza di adeguata regolamentazione.

Per questo motivo, le politiche sulla biodiversità, soprattutto in passato sono state spesso associate alla conservazione della natura, alla creazione di riserve, alla gestione delle aree protette.

Nella comunità scientifica questa concezione è stata superata da decenni in favore di una rappresentazione più complessa del rapporto tra attività umane e biodiversità.

Dal punto di vista tecnico-scientifico è acclarato ormai che la biodiversità è vitale per ecosistemi sani e fondamento del nostro benessere e della nostra economia: dipendiamo dai servizi degli ecosistemi per il nostro cibo, i materiali, l’acqua pulita, la regolazione del clima e l’arricchimento culturale e spirituale, tra le tante altre cose. Tuttavia, la biodiversità sta affrontando una minaccia senza precedenti nella storia umana.

Tre quarti dell’area terrestre della Terra e due terzi del suo ambiente marino sono stati significativamente alterati dalle attività umane, mettendo circa 1 milione di specie a rischio diretto di estinzione e spingendo gli esperti a sostenere che stiamo già vivendo un sesto “evento di estinzione di massa” (IPBES, piattaforma intergovernativa di scienza e politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici-2019).

L’entità di questo problema ha portato l’ONU a includere la perdita di biodiversità come una delle triple crisi planetarie che l’umanità deve affrontare, insieme al cambiamento climatico e all’inquinamento.

Alla radice del problema ci sono gli attuali sistemi di produzione e consumo insostenibili che utilizzano un modello economico di tipo lineare “take-make-waste” (impiega-produci-butta), in cui vengono estratte risorse limitate per realizzare prodotti che vengono utilizzati – generalmente non al massimo delle loro potenzialità – e poi gettati via.

L’economia circolare rappresenta invece un modello a ciclo chiuso tra produzione sostenibile, consumo ragionato e recupero delle materie prime, che a loro volta avvantaggiano la biodiversità e la natura attraverso una riduzione dell’estrazione di risorse e dei rifiuti. In questo modo, i principi dell’economia circolare forniscono soluzioni che realizzano modelli di produzione e consumo più sostenibili, che a loro volta avvantaggiano la biodiversità e la natura attraverso una riduzione dell’estrazione di risorse e dei rifiuti.

Tuttavia, i potenziali benefici dell’economia circolare sulla biodiversità sono in qualche modo trascurati.

Allo stesso tempo, i crescenti sforzi per ridurre la perdita di biodiversità, tra cui recenti iniziative come la strategia per la biodiversità dell’UE per il 2030, l’ accordo globale del 2022 alla Conferenza sulla biodiversità delle Nazioni Unite e la proposta della Commissione europea per una legge UE sul ripristino della natura , potrebbero trarre vantaggio da un’ulteriore inclusione di azioni di economia circolare. (EEA, 2016).

Diversi fattori determinano la perdita di biodiversità, ma il principale di questi è sicuramente la distruzione, la degradazione e la frammentazione degli habitat, a loro volta causate sia da calamità naturali (ad esempio: incendi, eruzioni vulcaniche, alluvioni) sia – e soprattutto – da profondi cambiamenti del territorio condotti ad opera dell’uomo. Negli ultimi 50 anni, infatti, l’intervento dell’uomo sull’ambiente e la sua costante espansione hanno ridotto la biodiversità, frammentando habitat ed estinguendo specie.

L’International Resource Panel stima che il 90% della perdita globale di biodiversità possa essere attribuito all’estrazione di risorse naturali (principalmente agricoltura) e che ci stiamo dirigendo verso un raddoppio dell’estrazione di materiali entro il 2060 (IRP, 2019).

Perdita di biodiversità: cause ed effetti
Fonte: elaborazione Agici su dati UN IPBES (2022) e EEA (2023)

Sebbene i rischi associati alla perdita di biodiversità siano rilevanti per tutti i settori, alcune attività sono particolarmente inclini ad alimentare le pressioni sulla biodiversità.

Capire dove si manifestano gli impatti sulla biodiversità aiuta a identificare le imprese che hanno più potere e spazio per affrontare la crisi e dove dovrebbero cercare di intervenire.

Le attività che contribuiscono alla perdita di biodiversità si verificano in tutte le principali catene del valore dell’economia globale. In particolare, sono quattro i settori responsabili di circa il 90% della pressione sulla biodiversità e sono: alimentazione, infrastrutture e mobilità, energia e moda.

fonte: viveresostenibilelazio