Lombardia e Lazio restano la prima e passano la seconda al centrodestra, con l’uscente e rientrante Attilio Fontana – leghista moderato di stretta osservanza salviniana – e con l’esordiente Francesco Rocca, ex presidente nazionale e internazionale della croce Rossa imposto da Giorgia Meloni anche contro settori del suo stesso partito
Scelti da poco più di un votante su due, si dovranno anzitutto confrontare con gli altri otto elettori su dieci che o non li hanno votati o proprio non sono andati a votare. Certamente un fattore che potrebbe rappresentare una forma di debolezza preventiva delle future giunte regionali – che saranno egemonizzate da assessori indicati dalla corrente meloniana di FdI – o al contrario uno sprone a qualificare in maniera brillante l’avvio del nuovo mandato di governo con elementi di discontinuità sul passato.
A partire dalle liste d’attesa nel settore sanitario pubblico: tema che è stato rimproverato a Fontana dalle opposizioni di PD e terzo polo (con in testa una Letizia Moratti già vice del governatore leghista), e che Rocca non ha esitato a rinfacciare in terra laziale al proprio sinistro antagonista D’Amato, quest’ultimo non a caso assessore uscente con tale rovente delega nella giunta del dimissionario governatore Nicola Zingaretti (adesso riparato a Montecitorio).
Così, mentre il riconfermato Attilio assicura che la sanità privata lombarda non mortifica, anzi, il servizio pubblico, e che grazie ai fondi del Pnrr potrà essere ricostruita l’assistenza territoriale post covid, e con questa mettere la parola fine alle attese dei cittadini entro pochi mesi – dopo il mega sforzo preelettorale di un richiamo del 50 per cento degli assistiti -, da Roma il debuttante Rocca promette la creazione di un ufficio espressamente dedicato alla drastica riduzione delle liste imponendo di unificare i centri di prenotazione tra pubblico e privato.
Come, obbligando le strutture accreditate, e finanziate con fondi pubblici regionali cresciuti proprio negli anni delle giunte Zingaretti, a fornire alla giunta Rocca le agende di disponibilità in cui collocare le prenotazioni dei cittadini laziali.
Assieme alle liste temporali dilatate, l’ex numero uno della croce Rossa ha messo nero su bianco che troveranno la parola fine le decine di migliaia di infezioni contratte in ambito ospedaliero e definite indegne di un Paese occidentale, a maggior ragione perché fonte di tragica mortalità.
Entrambi i governatori concordano sull’importanza di utilizzare in maniera puntuale i denari europei del Pnrr per tornare a rafforzare le medicina territoriale e la telemedicina, puntando sul maggiore coinvolgimento di farmacisti e medici di base e sulla regolamentazione dell’attività “intra moenia” (intra-muraria negli spazi della sanità pubblica) di figure specialistiche le cui competenze ricadono negli ambiti dove più alti sono i tempi di attesa per ricevere diagnosi o cure.
Gli interventi di riorganizzazione della sanità saranno inoltre fondamentali per ricalibrare la fiscalità regionale addizionale, dal momento che l’addizionale Irpef sulle famiglie e l’imposta Irap sulle imprese sono forme di autonomia di bilancio per un capitolo, quello della salute, che da solo assorbe oltre l’ottanta per cento del budget.
Attilio Fontana e Francesco Rocca sono riusciti pertanto nell’impresa non solo di prevalere su un centrosinistra variamente diviso tanto nel primo quanto nel secondo caso, ma nello stesso di puntellare un governo Meloni più scosso dal fronte interno che non dà uno schieramento di minoranze divise e decise a salvaguardare le proprie diverse opzioni binarie.
Certamente Giorgia Meloni ha messo in cassaforte una primavera di relativa tranquillità politica, nel mentre che dovrà tenere a bada gli alleati competitivi Salvini e Berlusconi, e tenere fede sia agli impegni atlantici a favore della popolazione di Ucraina sia ai dettami europei di non sforare gli angusti spazi di manovra contabile e fiscale che non potranno essere altrettanto generosi quanto quelli a disposizione di Francia e Germania.
Per quanto infatti ridimensionate nella roccaforte meneghina e lombarda dove nacquero ed esordirono decenni fa, Lega e Forza Italia hanno portato in dote all’ombra della Madonnina un pacchetto di voti pari al 50 per cento del totale della coalizione vincitrice, rappresentando l’elettorato di centrodestra più critico nei confronti della Premier di Fratelli d’Italia, e questo vorrà pur dire qualcosa.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




