Forte appello del Papa: per l’Afghanistan preghiera e digiuno

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All’Angelus Francesco chiede ai cristiani gesti di solidarietà per i civili di quel Paese, soprattutto donne e bambini, vittime della violenza e degli attentati dei giorni scorsi. “Si continui ad assistere i bisognosi e a pregare perché dialogo e solidarietà portino ad una convivenza pacifica e fraterna”

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Francesco segue con preoccupazione l’evolvere della situazione in Afghanistan, ed esprime dolore per le vittime degli attentati di giovedì scorso, all’aeroporto di Kabul, con un bilancio di quasi 200 morti:

Partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita negli attacchi suicidi avvenuti giovedì’ scorso, e di coloro che cercano aiuto e protezione. Affido alla misericordia di Dio Onnipotente i defunti, ringrazio chi si sta adoperando per aiutare quella popolazione così provata, in particolare le donne e i bambini.

Francesco chiede al mondo di “continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano la speranza per il futuro del Paese”. In un momento come questo, aggiunge, non si può rimanere indifferenti:

La storia della Chiesa ce lo insegna, come cristiani, questa situazione ci impegna per questo rivolgo un appello a tutti, a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno, preghiera e digiuno, preghiera e penitenza, questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio, intensificare la preghiera e praticare il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono.

Nel Paese altissimo il rischio attacchi

L’allarme attentati in Afghanistan resta altissimo, mentre gli Stati Uniti proseguono la corsa contro il tempo per il ritiro di tutto il personale dal Paese entro il 31 agosto. La minaccia è credibile secondo Washington, che non esclude atti terroristici anche su suolo statunitense.  L’ambasciata Usa a Kabul invita i suoi connazionali a lasciare l’area attorno all’aeroporto poiché un attacco – come dichiarato da Joe Biden – è probabile nelle prossime 24/36 ore. Il raid statunitense contro l’Isis-K, nel quale sono morti due militanti, tra i quali una delle “menti”, non è stato l’ultimo, aggiunge poi il presidente americano, mentre i talebani condannano l’azione americana, ritenendola un “chiaro attacco all’Afghanistan”.

Chiuso il ponte aereo italiano e quello britannico

I miliziani, che hanno mostrato tutta la loro violenza aggredendo a bastonate i civili in coda ai bancomat per il ritiro di denaro contante, si dicono pronti a prendere presto il totale controllo dell’aeroporto, non appena militari e civili Usa saranno partiti.  Nel frattempo, però, hanno isolato tutto lo scalo, impedendo l’accesso agli afghani che sperano ancora di poter essere evacuati dal Paese, in centomila sono rimasti bloccati. Ieri è intanto rientrato l’ultimo volo del ponte aereo italiano, mentre la scorsa notte è partito l’ultimo della Raf con il quale si è chiusa, dopo 20 anni, anche la missione del Regno Unito in quel Paese. La prossima settimana verrà annunciato il futuro governo, dichiarano poi i talebani che, intanto, hanno tagliato quasi tutte le reti internet e di telecomunicazione nella provincia del nord-est del Panshir, una delle due zone, assieme a quella di Baghlan, non controllate da loro, ma dagli uomini della resistenza.

Allarme bambini: in 300mila sono sfollati e senza aiuti

L’Unicef intanto lancia l’allarme: nel Paese ci sono 300mila bambini sfollati e che non si possono abbandonare nel momento del bisogno. Molti dei piccoli sono stati costretti a lasciare le loro case a seguito dell’arrivo dei talebani, un milione di bimbi sotto i cinque anni soffrirà di malnutrizione grave, pericolosa per la vita. Mentre oltre 4 milioni di minori, tra cui oltre 2 sono ragazzine, sono fuori dalla scuola. Un altro drammatico messaggio arriva dalla Missione di assistenza Onu in Afghanistan, la Unama, che avverte che il 2021 si configura sempre più come l’anno nero per le vittime civili nel Paese, che già nei primi sei mesi hanno raggiunto livelli record. Da maggio, da quando è iniziato il ritiro del contingente internazionale, e si è intensificata l’offensiva talebana, si è registrata un’impennata delle uccisioni e di ferimenti.