Nel cortile della politica, sempre più disertato dagli elettori
Si discute dei due audio di Matteo Salvini raccolti dal Foglio durante una riunione a porte chiuse dei parlamentari leghisti. La vera sorpresa è che, al netto di qualche parolaccia, peraltro di uso comune, il Salvini rubato è molto meno macchiettistico di quello che ogni sera sbrodola elenchi surreali nei talk show. Quando parla senza sapere che lo ascoltano anche i giornalisti, il capo della Lega non blatera di migranti o altri babau acchiappavoti, ma ragiona da professionista lucido e concreto. Indica le elezioni politiche del 2023 come traguardo, dando dell’illuso a chi pensa che si possa votare prima della scadenza naturale. Poi, indossando l’inedita felpa del leader di una coalizione, comprende che la Meloni dall’opposizione debba punzecchiare il governo (anche se la esorta a non esagerare) e ricorda ai suoi che l’obiettivo non è prendere più voti degli alleati, ma degli avversari, perché preferisce essere l’ultimo dei vincitori che il primo degli sconfitti. Politica pura, senza neanche l’ombra di nutella, bacioni, rivendicazioni pittoresche e amenità varie.
Come si spiega questa differenza tra il Salvini pubblico e quello privato? Delle due l’una: o l’uomo sottovaluta l’intelligenza degli italiani o sopravvaluta quella di coloro che, da Morisi in giù, a forza di volergli costruire un’immagine l’hanno trasformata in una caricatura.


