Galli: “Problema migranti positivi al Covid esiste”

0
66

“Come ha dimostrato la nave da crociera Diamond Princess che era ben diversa da una imbarcazione come quelle in cui si possono trovare i migranti, trattenere le persone lì è il modo migliore perché l’infezione si diffonda in maniera notevole. Quella nave da crociera, ricordiamo, ha provocato oltre 700 infettati e ha avuto un numero riproduttivo basale spaventoso da questo punto di vista”. Lo dice intervistato dal Messaggero, Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “La gestione corretta – osserva – è ovviamente quella di cercare di effettuare dei test prima di farli sbarcare, e poi far scendere certamente le persone che risultano infettate. Credo che in questo momento sia la procedura seguita. Ma non è tanto rilevante dove fai il test. In realtà vista la situazione, può essere tranquillamente effettuato a terra in una sede più consona della nave, rispetto all’ammassamento di uomini a terra; certamente si riesce a organizzare un distanziamento che non si può avere su una di queste navi delle Ong o anche delle nostre navi militari”.

E sul fatto che per avere i risultati dei tamponi serva tempo spiega, ”si, servono per forza 12–24 ore. Però e necessario che vengano divise le persone che risultano positive da quelle che sono negative, e comunque vanno quarantenate. Anche tenerli sulla nave, in attesa del risultato del primo test, se è solo per un tampone limitato, può essere un opzione. Però la scelta migliore sarebbe quella di portarli a terra in una struttura che consenta l’attesa al sicuro, dove si operi un certo distanziamento per l’arrivo del primo test”.
Prossimo video: Numero positivi in crescita per terzo giorno consecutivo

In merito invece ai migranti positivi ma non rintracciabili Galli dichiara: “Il problema esiste, lo stiamo vivendo e quindi bisogna organizzarsi per contenerlo. Ma il termine rilevanza rispetto all possibilità di diffusione dell’infezione nel Paese è limitata. In ogni caso sono d’accordo che venga mantenuto lo stato di emergenza, per lo meno si può cercare di regolamentare meglio anche questi interventi”.

E conclude: “Con tutta franchezza, ho molto più timore invece di focolai che possono essere generati da persone che vengono dall’estero con un’altra modalità e che come tali possono essere meno facilmente tracciabili. In questo momento, i Paesi con il maggior tasso di nuovi casi, oltre a India e Bangladesh, sono certamente Stati Uniti e Brasile. Posto il fatto che l’infezione in Italia non è mai sparita, le possibilità di persone che tornando da questi paesi possano riportare l’infezione è davvero elevata”.