Gaza, l’America e l’unica speranza

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A Gaza continua la strage quotidiana di innocenti. Non si sono fermati neanche durante i negoziati e tantomeno per la convention che sta incoronando Kamala Harris a Chicago.

Un palazzetto assediato dai dimostranti pro Palestina a cui non danno il diritto di parola ma in compenso un sacco di manganellate. Una metafora globale. Il mondo intero si è mobilitato contro il genocidio, ma una manciata di potenti rimane assediata nei palazzi e non va oltre le solite frasi fatte. Perfino gli Obama non hanno detto mezza parola su Gaza e tantomeno quel buontempone del vicepresidente in pectore. Nel frattempo dall’ospizio ovale Biden continua a firmare assegni in bianco per Tel Aviv ed inviare aerei cargo pieni di armi talmente è dispiaciuto delle troppe vittime civili.

Vedremo se le Corti dell’ONU riusciranno ad arrivare a lui prima che tiri le cuoia ma è dura e poi c’è sempre l’incapacità d’intendere e di volere. Il segretario di stato Blinken è appena tornato dal suo cinquantesimo tour mediorientale e al momento come unico risultato concreto si registra lo schieramento degli americani per la difesa militare di Israele e per un conflitto diretto con l’Iran. Oltre alle portaerei nel Mediterraneo hanno basi ovunque nei deserti della regione, una specialità della casa. Prima sparano a più non posso, poi mettono radici. Almeno nella guerra successiva posso sparare ancora meglio.

Gli americani hanno poi a busta paga paesi in posizione strategica come la Giordania e diverse forme di ricatto anche economico. Potere dei soldi. Dieci mesi di genocidio e la politica americana in Medioriente non è cambiata di una virgola. Potere delle lobby. Minoranze che conquistano superpotenze e determinato addirittura la geopolitica. Alla faccia dei poveri cristi fuori dai palazzacci del potere a gridare il loro sdegno alzando cartelli di cartone con una sciarpa palestinese attorno al collo.

Democrazie corrotte, col potere che appartiene sempre meno al popolo e sempre meno perfino alla politica. Quanto ai negoziati come al solito la colpa è di Hamas mentre Netanyahu continua a cambiare le carte in tavola ed alzare la posta. Vuole mantenere il controllo anche sul corridoio Filadelfia che sarebbe il confine di Gaza con l’Egitto. In modo da mantenere un assedio totale. La solita vecchia strategia sionista. Pulizia etnica compiuta un passo alla volta. Netanyahu vuole distruggere Hamas non scendere a patti e il suo sogno di una guerra con l’Iran non è mai stato così prossimo. Ha poi grane intestine. Appena cede ai suoi invasati ministri parte la valvola. Stragi, provocazioni, minacce. Se fosse per loro a Gaza passerebbero alle docce a gas e ai forni crematori. Tanto in America comando loro, il problema è che ci sono quelle dannate elezioni alle porte.

E solo da questo dipende una possibile svolta. Sul palco di Chicago salgono i genitori di uno ostaggio israeliano, ma nessun parente dei palestinesi massacrati con le bombe made in USA. Serpeggia malumore per tanta arrogante ipocrisia tra i democratici e in tutto il paese, eppure Trump conferma come dietro ad un narcisismo tossico si celi uno quoziente intellettivo davvero scarso. Invece di sfruttare le divisioni ed un filone pro Palestina anche a destra, invita tutti gli ebrei a stelle e strisce a votare per lui in quanto vero paladino di Israele che darà a Netanyahu i mezzi necessari per finire il lavoro. Soldi e lobby che si comprano tutto. Anche l’umanità, anche la dignità. Anche brand passati di moda come Trump. Non resta che attendere lo show finale di Kamala, rispetto a Biden ha recuperato nei sondaggi ma ancora non ha sfondato e una delle ragioni è la sua indecente ambiguità sul genocidio a Gaza. Un punto cruciale.

La politica oggi è soldi e lobby ma anche sondaggi finché sarà mantenuta una parvenza di democrazia e ci faranno votare. Se la piaga Israelo-palestinese dovesse risultare decisiva per battere Trump, Kamala potrebbe essere costretta ad ascoltare i dimostranti fuori dal palazzetto invece di boicottarli e farli prendere a manganellate. Già, è rimasto uno spiraglio democratico. Cittadini liberi, cittadini refrattari alla propaganda, cittadini ancorati a dei valori e con la forza e il coraggio di lottare per difenderli. Una nuova società civile globale emergente, fatta di esseri tutti ugualmente umani. A Gaza come a Chicago passando per l’Europa. È questa l’unica speranza.
Tommaso Merlo