Ma può decidere di non restare in silenzio, di stare dalla parte dei civili, del diritto internazionale, di dire sì alla pace e alla dignità umana.
Come Comune di Genova chiediamo che ci sia una Palestina libera e sovrana, accanto a Israele, perché due popoli possano finalmente vivere fianco a fianco in dignità e pace. Una posizione che non è contro qualcuno, ma è per qualcosa: per la pace, per il cessate il fuoco, per il diritto all’esistenza e all’autodeterminazione.
Di fronte alle immagini che arrivano ogni giorno dalla Striscia di Gaza non possiamo permetterci il lusso del distacco, della neutralità dettata dal calcolo politico. Genova e i genovesi non vogliono tacere, come hanno dimostrato domenica sera alla manifestazione a Music for Peace: Genova e i genovesi non vogliono restare indifferenti.
Esistono momenti nella storia in cui il silenzio è complicità, l’ambiguità è una forma di vigliaccheria morale e la neutralità è una vergogna.
Un’amministrazione, una città che ha il coraggio di schierarsi per chi soffre è un’amministrazione che ha un’anima. E chi non ha un’anima in una tragedia come questa non l’avrà nemmeno a casa sua.
L’ingresso degli aiuti umanitari deve essere sempre garantito. L’assistenza non può essere un privilegio, ma deve essere un diritto inalienabile. Lo pretendiamo in nome dei bambini, delle madri e dei padri che vengono uccisi mentre sono in fila per il cibo e per l’acqua, per sopravvivere, affamati dalla crudeltà e dalla fredda strategia.
Lo pretendiamo in nome della nostra Costituzione, che “ripudia la guerra” e promuove la pace tra i popoli.
Di fronte a tutto questo, credo che chi continua a voltarsi dall’altra parte non sia degno di rappresentare la Repubblica italiana, a nessun livello.


