GHISOLFI: MA L’ASTENSIONISMO SPIACE DAVVERO AI PARTITI?

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Il pungente ma sempre garbato video editoriale del banchiere scrittore su un fenomeno che pare tristemente inarrestabile di consultazione in consultazione, dal centro alla periferia

La domanda sorge più che spontanea. Cui prodest abstinere? Ossia: a chi giova l’astensione nelle consultazioni elettorali che si susseguono oramai a tutti i livelli istituzionali, amministrativi e territoriali coinvolti?

Alla qualità della democrazia, in senso costituzionale, certamente no. Agli interessi del mondo dei partiti, forse anzi molto probabilmente sì. A teorizzarlo, nel proprio video editoriale, è il banchiere scrittore Beppe Ghisolfi appena rientrato da Washington dove ha preso parte ai lavori del Consiglio del Gruppo mondiale delle Casse di risparmio.

Meno gente si reca a votare, più le singole forze politiche possono capillarmente controllare le candidature, divenute di fatto delle nomine preventive al Parlamento, e, laddove si debba eleggere il Consiglio di un Comune o una Regione, addirittura i flussi delle preferenze.

Il problema sta alla base: una successione di leggi elettorali che hanno bloccato le liste partitiche negando all’elettore la possibilità di scelta del proprio candidato a livello centrale, e la rassegnata conclusione diffusa che “gli uni valgano gli altri e non cambi mai nulla da una tornata all’altra”.

La sola cura potrebbe provenire da una nuova riforma elettiva di Camera e Senato che riassegni al cittadino il potere di espressione della preferenza e restituisca al Parlamento la centralità costituzionale nel varo dei provvedimenti che investono la vita civile e sociale di ogni giorno. Ma all’attuale sistema bipolare, rissoso solo per dovere di salotti televisivi, converrebbe davvero?

AZ