Il consueto video editoriale del banchiere scrittore affronta una vicenda di stringente attualità che ci riguarda, come Piemonte e come Provincia di Cuneo, anche perché fa riferimento a uno Stato importante nostro vicino di casa e nostro partner industriale e commerciale strategico in molti settori di vitale importanza per l’economia cuneese, piemontese e italiana
La giustizia e le pronunce della magistratura possono depennare i candidati alle elezioni politiche, in questo caso presidenziali destinate a svolgersi nella vicina Francia fra pochi anni alla naturale scadenza del mandato di Macron?
La domanda sorge spontanea a seguito della sentenza con cui Marine Le Pen, leader indiscussa dei sovranisti transalpini, è stata condannata per una serie di contestazioni sull’utilizzo di fondi relativi ai gruppi di lavoro facenti capo al suo incarico da Parlamentare europea a Strasburgo.
La questione assume una duplice valenza: se da una parte ci si chiede se sia legittimo che una sentenza giudiziale possa decretare chi può partecipare alle elezioni popolari e chi no, dall’altra si pone il grande tema del trattamento dei politici rispetto ai normali cittadini, e se i primi debbano godere di più diritti dei secondi ovvero possano arrogarsi il diritto di decidere qualsiasi cosa, al di fuori di ogni normale controllo democratico, per il fatto di avere vinto una precedente consultazione politica.



