“Giornata internazionale dell’infermiere”

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Stipendi troppo bassi, aggressioni in aumento, turni massacranti per coprire le 65mila assenze di personale, molti che finiscono in burnout, la sindrome da esaurimento professionale.

È così che tanti infermieri, i migliori professionisti e i nostri giovani, scelgono sempre più di gettare la spugna per andare a lavorare nel privato o all’estero per essere giustamente valorizzati e avere un giusto stipendio.

A queste categorie, dopo la pandemia, avevamo tutti promesso che avremmo fatto di più per loro, per essere stati in trincea nei momenti più difficili. Al Governo e alla maggioranza diciamo di ascoltare anziché osteggiare le nostre proposte: oltre agli urgenti aumenti salariali, bisogna inserire il lavoro degli infermieri fra i lavori usuranti ai fini pensionistici, incrementare i presidi delle forze dell’ordine all’interno degli ospedali. È difficile che possano cambiare le cose con chi porta la Sanità al minimo di investimenti rispetto al Pil degli ultimi 17 anni e tiene al palo le assunzioni.

Oggi li celebriamo nella “Giornata internazionale dell’infermiere”, ma i ringraziamenti a parole per il coraggio e la forza d’animo mostrati in questi anni non bastano più. Servono i fatti.