Per quanto riguarda le diverse varietà, il miele millefiori – testimone della biodiversità – è stato eletto a tipologia preferita dal 27% dei rispondenti, seguito dal miele di acacia (24%) e da quello di castagno (22%). Seguono varietà più inconsuete ma pur sempre reperibili: il miele di tiglio (13%), il miele di agrumi (12%) e il miele di timo (2%). E dati interessanti emergono anche relativamente all’acquisto: oltre due rispondenti su tre acquista il miele dai produttori locali, mentre solo il 20% si rivolge a supermercati o negozi alimentari.
Un segnale incoraggiante per il mondo dei piccoli produttori agricoli, e che rappresenta un legame virtuoso con il territorio e con le scelte a chilometro zero. Considerevole il dato sull’autoproduzione, che raggiunge il 13%, con una prevalenza di apicoltori uomini.
Il Wwf lancia l’allarme: il 40% delle specie al mondo di api e altri impollinatori sono a rischio estinzione. “Una estinzione silenziosa che mette a rischio la biodiversità globale, ma anche la nostra capacità di produrre cibo in maniera naturale”, spiega l’associazione. Si tratta di “oltre 20 mila specie che garantiscono un servizio indispensabile, quello dell’impollinazione, da cui dipende quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore e l’80% delle piante che producono cibo e prodotti per il consumo umano, pari al 35% della produzione agricola mondiale, con un valore economico stimato ogni anno di oltre 153 miliardi di euro a livello globale e 22 miliardi di euro in Europa”.



