VALLI DI LANZO (TO) – Il termine “ex-voto” è una locuzione latina che vuol dire “a seguito di un voto, di una promessa” ed indica un oggetto portato in un luogo dove si adora una divinità. Spesso si usa anche l’acronimo “GR” ovvero “PGR”, grazia ricevuta o per grazia ricevuta – votum feci, gratiam recepi, ovvero voto fatto, promesso, grazia ricevuta – termini che si scrivono sul dono consegnato. Ad esser pignoli, esiste comunque una sottile distinzione: l’ex-voto nasce da un impegno interiore fatto prima dell’evento, nel secondo caso invece non sempre il voto viene fatto prima, molto spesso l’offerta è una decisione postuma ad ottenimento della grazia.
Per la precisione, un ex-voto è solo la manifestazione finale di un modus operandi che di massima ha un suo rituale più o meno definito:
1) una richiesta interiore di intervento soprannaturale;
2) l’attesa ed il raggiungimento in un tempo più o meno lungo della realizzazione del desiderio concepito;
3) il pellegrinaggio o comunque una visita solenne al luogo prestabilito, ed infine,
4) il dono e l’esposizione dell’oggetto scelto.
Quest’usanza, sotto varie forme, comune a diverse religioni e luoghi anche molto distanti tra loro, ha il valore di un impegno che il credente assume di fronte alla divinità auspicando che questa lo esaudisca, ed impegnandosi verso la stessa a ringraziarla e a dare testimonianza pubblica di quanto è successo.
La GR e l’ex-voto – pratiche anche oggi molto diffuse – consistono in un oggetto che si porta, con una scritta sintetica del fatto avvento, nel luogo prescelto dal graziato e può consistere anche in un manufatto di grande valore, bene che si può preparare da soli, commissionare o acquistare già fatto, a cui aggiungere una dedica.
Chi ama le tradizioni ed i modi di pensare e vivere di un tempo può trovare negli ex-voto un sintetico modo empirico che informa su quel tempo e quegli usi; già, perché qualche volta quegli oggetti sono piccoli “bauli culturali” che custodiscono originalità scomparse, sentimenti forti, fede incrollabile.
Spesso un ex-voto custodisce anche una storia di ansia, sofferenza e/o dolore profondi che per qualche motivo hanno finito di tormentare il soggetto interessato e questi ne vuol dare pubblico atto; l’oggetto, una volta consegnato, cessa di essere individuale diventando patrimonio collettivo. Il modo più frequente di ringraziare si concretizza con un piccolo cuore, la riproduzione dell’arto guarito o – più spesso – una tavoletta, un quadretto che sintetizza, raffigurato da un pittore, quanto avvenuto.
Risale a tempi molto remoti; si hanno notizie di ex-voto di tre tipi, anche di alcuni millenni avanti Cristo, in Oriente e soprattutto tra le popolazioni del Mediterraneo: propiziatori, per placare la collera divina, per ringraziare la divinità.
Nell’epoca cristiana rappresenta la materializzazione di una fede profonda, che racchiude in un oggetto una sintesi della cultura locale. Come dipinto su tavoletta nasce nella metà del XV sec. in Italia centrale, per poi estendersi nel paese ed all’estero.
Le Valli di Lanzo sono ricche di chiesette adorne di ex- voto, che spesso, nel caso di esposizione di parti anatomiche, a prima vista suscitano un certo senso di disagio nel visitatore; interesse e curiosità, invece, provocano i quadretti, le tavolette, alcuni dei quali anche artisticamente ben fatti. Nelle varie comunità locali – Forno, Sant’Ignazio, Chialamberto, Pessinetto, Cantoria, Ceres, Monastero, Lemie,… – se ne sono contati più di un migliaio, ma probabilmente sono di più; come a Forno, dove purtroppo molte tavolette sono state ritirate e non più esposte perché molto danneggiate.
Con una particolarità/curiosità: a Corio, in frazione Ponte Mulino esiste un ex-voto di grandi dimensioni: circa 2m x 1,5m!
Se si approfondisce il fenomeno fin dalla sua origine scopriamo parecchie notizie utili sull’umanità.
Presso i Romani, ad esempio, si sa che era comune offrire cose, ma anche persone come vittime, agli dei, per placarli, ringraziarli o fermare un pericolo verso la comunità; si ricorda ad esempio il caso di Publio Decio Mure o, nell’età imperiale, la “devotio pro-salute principis”.
In epoche pre-cristiane, come dicevamo, avevamo tra l’altro “il voto propiziatorio” con l’offerta, ad esempio, della statuetta di una donna prosperosa dai grandi seni, chiaro indice di un desiderio di maternità; oppure il dipingere sommariamente un animale o un pesce per propiziare una caccia o una pesca fortunata… e così via, in cui “il simile” richiama il “il simile” come per magia.
In epoca cristiana, pur rimanendo in molti casi questo principio, si è aggiunto il concetto del “contatto col sacro” (Lourdes ed altri luoghi), ovvero la credenza che un fluido misterioso attraversi l’acqua, la pietra, l’immagine, la bara… e si trasmetta al malato, e con la sua presenza sia in grado di guarirlo. Si sono verificati e documentati vari casi di queste situazioni; fatti in cui non è facile distinguere miracolo o forte suggestione da possibili guarigioni spontanee; qualche volta mettendo in imbarazzo ed in difficoltà sia la medicina e le scienze esatte sia la stessa Chiesa, che hanno avuto difficoltà a pronunciarsi.
Un ultimo aspetto che vorremmo qui segnalare è quello socio-culturale inteso come testimonianza e memoria dei tempi. Avendo noi alcuni anni fa organizzato una mostra a questi dedicata, grazie alla cortesia dei gestori e del responsabile del Santuario di Forno Alpi Graie (Nostra Signora di Loreto, in provincia di Torino), con ex-voto compresi tra i primi anni del XVI sec.
Fino al XIX, possiamo citare una varietà di elementi che fanno sicuramente storia. Un insieme, vario e particolareggiato nello stesso tempo, di architetture di edifici, macchine per il lavoro nei campi e nelle fabbriche, elementi di arredo di interni ed esterni di abitazioni, mezzi di trasporto per terra (carri, carrozze, auto, moto…) e per mare (barche, barconi, piroscafi), vari mestieri… ed altro, che rappresentano una oggettiva testimonianza di interesse storico, demologico (relativo alle tradizioni popolari) e sociale che sarebbe un male andasse perduto per poca cura nel salvaguardare quegli oggetti.
Certamente non si tratta di grandi valori, come ad esempio l’ex voto di Cosimo II de’ Medici (1617-1624) conservato a Palazzo Pitti, eseguito con oro fuso e cesellato, con pietre dure intagliate, smalti policromi, diamanti, ecc. (54x65cm), a cui lavorarono una decina maestri, ognuno esperto nella sua tecnica, ma si tratta pur sempre di memoria di “certi tempi”, forse più popolari ma non certo di minore importanza, pur se di molto minor valore materiale.
Nel concludere segnaliamo – tra i tanti esistenti in materia – l’importante volume di Georges Didi-Huberman, che consigliamo di leggere a chi volesse approfondire questo interessante argomento. Didi-Huberman (nato nel 1953) è un grande filosofo e storico dell’arte che propone in questo libro, qui sotto citato, l’originalità – ed un po’ di mistero! – circa le pratiche e le forme di devozione rappresentate dagli ex-voto che sono, per lui, rimaste immutate nei secoli, dagli antichi pagani ad oggi, tra le tante società diverse, con particolari, acute riflessioni sulla “volgarità” di esporre forme anatomiche inconsuete (anche genitali, seni, cuori e occhi…).
Tratta oltre 2000 anni di questa forma d’arte popolare forse ancora poco conosciuta dai più che in questo libro assurge ad una giusta dimensione. Ha insegnato alla Scuola di Alti studi di Scienze Sociali a Parigi.
Fonti: <> Archivio di ex-voto del Santuario di Forno Alpi Graie. Con un “Grazie” speciale a
don Sergio Messina, responsabile, per la fattiva collaborazione pratico-operativa e a
Giovanni Gugliermetti (purtroppo nel frattempo scomparso) per l’ampia disponibilità
sui permessi di consultazione. Ad entrambi va il merito di aver favorito anche
questo articolo;
<> “Ex- voto”, Georges Didi-Huberman, Cortina Editore, 2007, 110 pagine, 19 euro
<> “Le tavolette votive della Madonna dell’Arco”, Renato Penna e Paolo Toschi, Mauro
Editore, 1971, 150 pagine (99 tavole), 35 euro;
<> Vari siti Web.
Nella foto: una tavoletta ex-voto di Forno Alpi Graie, che ricorda il ritorno a casa del capo famiglia, sano e salvo, dopo la Guerra d’Indipendenza del 1859.
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