Già l’anno scorso aveva avviato una raccolta firme allo scopo di indire un referendum (visto che gli riescono così bene) contro questa misura di lotta alla povertà, ma aveva racimolato solo 5 mila firme (praticamente una petizione di quartiere) e non ne aveva più parlato. Quale momento migliore di questo per riproporla, dopo una pandemia che ha fatto un altro milione di poveri, con una carestia di guerra alle porte e nella tempesta dei rincari energetici?
Renzi non è solo in questa battaglia. Contro il Rdc c’è tutto mondo culturale ostile al M5S: dal Pd, che votò contro, a Salvini, a Giorgia Meloni.
Ciò appare in contrasto con l’immagine di Fratelli d’Italia come destra sociale, amica (e spesso sponsor) di quella destra estrema che porta i pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà. Ma cosa induce Meloni a respingere milioni di poveri dal suo potenziale elettorato?
I neoliberisti alla Blair vi sono indotti dal disprezzo per i poveri, dalla fede in una società competitiva e spietata, dalla volontà di dipingere gli svantaggiati come persone che hanno fallito l’obiettivo di crescere e affermarsi nella società, motivo per cui vanno punite, non premiate in denaro. Se li si affama, è il loro ragionamento, alzeranno le terga dal divano e accetteranno anche i lavori più miserabili. Lo schiavismo è l’asintoto a cui tendere per far girare l’economia.
Ciò che accomuna la destra renziana e meloniana è l’assunto che la collettività sia divisa in due: sotto ci sono i parassiti, che hanno trovato la scusa per non lavorare percependo una manna di aiuti pubblici (568 euro al mese in media); sopra, i produttivi, che sono i padroni della piramide sociale.
Questa impostura si basa sulla certezza che gli italiani non sappiano come funziona e a chi va il Rdc: secondo l’Inps, solo un terzo dei percettori è in grado di lavorare; costoro andrebbero quindi obbligati a lavorare (anche per meno di 500 euro), mentre gli altri – anziani, disabili – possono pure morire di fame. In tutti i Paesi della Ue esistono misure di contrasto alla povertà, ma solo da noi l’élite dei privilegiati ritiene che siano gli improduttivi ad aver rotto il patto sociale.
Gli interessa capitalizzare il consenso della loro parte sociale: i “datori di lavoro” milionari che piangono miseria, Renzi; il ceto medio, Meloni. Il modello di cittadino ideale di Renzi è Elon Musk; quello di Meloni il patriota proprietario di piccola ditta (un tempo leghista), non il poverissimo e di certo non l’immigrato (altra impostura: per prendere il Rdc occorrono 10 anni di residenza continuativa in Italia).
DANIELA RANIERI


