GOVERNO, IL “DOPO BERLUSCONI” ANTICIPA DI UN ANNO LA CORSA EUROPEA

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La scomparsa di Silvio Berlusconi, il Cavaliere di Arcore fondatore della TV commerciale nazionale, di Forza Italia, della coalizione di centrodestra e della stessa seconda Repubblica, anticipa di fatto di un anno, di dodici mesi esatti la corsa verso le Europee dello schieramento oggi capeggiato da Giorgia Meloni a seguito delle elezioni politiche dello scorso settembre

Elezioni che hanno rappresentato una sorta di investitura primaria per la leader di Fratelli d’Italia, sospinta a palazzo Chigi dal gradimento di quel voto popolare che non aveva mai fatto mistero di voler ricercare fin dal 2013, anno in cui fondò FdI con La Russa e Crosetto.

L’obiettivo, tacitamente condiviso da tutti i dirigenti della compagine governativa, era quello di attendere il responso delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, fissate per il mese di giugno 2024, per assumere le determinazioni conseguenti in merito alle modalità di prosecuzione del governo Meloni, considerati altresì gli scenari politici ed economici di livello continentale e l’ambizione, mai sottaciuta, di poter riproporre a Bruxelles una coalizione tra Popolari (cui appartiene Forza Italia) e Conservatori (riferimento di FdI e a guida Giorgia) in continuità con l’indirizzo politico governativo attuale di palazzo Chigi e malgrado l’incognita di una Lega salviniana non ben vista per la propria aderenza al gruppo di identità e democrazia contenitore delle nostalgie di estrema destra soprattutto tedesca.

La scomparsa di Berlusconi, di cui domani al Duomo della sua Milano saranno celebrati i funerali di Stato, in un giorno altresì di lutto nazionale proclamato dal Governo in omaggio al Premier più longevo della storia della Repubblica Italiana, è destinata però a imprimere una netta, irreversibile accelerazione a tutte le ipotesi prima ricordate.

Il primo punto fa riferimento al futuro stesso di Forza Italia, storicamente il partito motore del centrodestra oggi ago della bilancia dell’area di centro a bilanciamento del ruolo maggioritario della destra nazionale di Meloni e di quella identitaria di Salvini: un ruolo importante sarà assunto dall’attuale Vicepremier e Ministro degli esteri Antonio Tajani, in uno con Marina Berlusconi, la primogenita del compianto ex Premier, e con la compagna di questi onorevole Marta Fascina, il cui peso specifico nel movimento degli Azzurri era già andato accrescendosi negli ultimi mesi segnati dal rinnovo dei presidenti dei gruppi parlamentari.

Forza Italia è il principale partito di riferimento del Ppe nel nostro Paese, e a Bruxelles viene considerato il soggetto garante dell’area centrista e moderata nel rapporto con gli alleati più conservatori.

Al netto di quelle che potranno essere le uscite di singoli eletti verso FdI, piuttosto che verso la Lega o verso la componente renziana dell’ex terzo polo – dilaniato dalle lotte interne fra Calenda e il senatore toscano -, nella fase di avanzamento verso le Europee, poter annoverare un interlocutore specifico dei Popolari europei nella squadra governativa costituisce per la Premier Meloni una forma di garanzia verso la storica ambizione nutrita da quest’ultima: la nascita di una Commissione UE tra Ppe e partito conservatore che mandi in soffitta la “grosse coalition” tra democratici cristiani e socialisti spedendo questi ultimi all’opposizione per la prima volta da quando esistono le istituzioni intergovernative dell’Unione Europea.

Per questo motivo, in un simile frangente, può apparire non opportuno che Fratelli d’Italia assuma la fisionomia di un secondo PdL, il soggetto politico del Popolo della libertà voluto proprio da Berlusconi, quando tornato Premier nel 2008 promosse prima liste e poi gruppi parlamentari e infine organi dirigenti di partito unitari, fra Forza Italia e Alleanza nazionale di Gianfranco Fini, poi risoltisi nella fuoriuscita di quest’ultimo e nello scioglimento dello stesso PdL nel 2013.

Già nelle prossime ore potranno emergere ulteriori indicazioni di quello che sarà il percorso prescelto dalla maggioranza di governo, chiamata alla necessità di procedere a una ricomposizione di interessi e di equilibri destinati a diventare molto più dinamici e fluidi del previsto, sullo sfondo di una campagna elettorale europea già iniziata e concomitante con la designazione dei candidati alla presidenza delle Regioni (tra cui il Piemonte governato da Alberto Cirio storico fedelissimo di Berlusconi), alla sindacatura di molti Comuni e alla guida delle rinate Province che la legge Calderoli renderà di nuovo a elezione popolare diretta.

Senza dimenticare le emergenze economiche e fiscali tutt’altro che archiviate e che impongono l’azione di un esecutivo massimamente lucido e concentrato sui principali dossier di politica estera e militare, industriale e sociale, istituzionale e tributaria.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI